A pensarci bene, neppure ai tempi di Tangentopoli quando tutto in fondo cominciò, ma con la mobilitazione di piazza stavolta mancata, almeno sinora, magari solo perché il Paese è disturbato dal caldo o dall’acqua dove cade troppo in abbondanza- si verificò lo sconquasso istituzionale di questi giorni. Come merita di essere considerato l’assalto combinato dei magistrati, associati nel loro sindacato o “tutelati” nell’omonimo Consiglio Superiore. Dove il ministro della Giustizia, peraltro ex magistrato, ma forse anche o soprattutto per questo, è finito praticamente sotto processo per avere osato contestare le critiche mossegli da un sostituto procuratore della Cassazione senza alcun rispetto per le competenze del tribunale dei ministri. Che se ne sta occupando.
Eppure allora, più di 30 anni fa, nonostante i ricordi, ripensamenti e quant’altro di Antonio Di Pietro tornato alla sua terra, in ogni senso, le inchieste sul finanziamento illegale dei partiti e, più in generale, della politica investirono il sistema. Come Craxi sfidò gli inquirenti e i partiti che li sostenevano a riconoscere sino in fondo, riducendo tutta la politica, il sistema appunto, ad un’associazione a delinquere che non avevano avuto invece il coraggio di contestare. Ad un «sistema criminale», disse il leader socialista nell’aula di Montecitorio, ormai agli sgoccioli di una carriera che lo aveva portato per quattro anni, fra il 1983 e il 1987, alla guida del governo. Dove peraltro egli sarebbe tornato nel 1992, con la sua alleanza con la Dc, se non fosse stato investito giudiziariamente, sino a dovere evitare l’arresto rifugiandosi nella sua casa estiva di Hammamet.
Csm, un attacco storico al governo: ecco cosa sta succedendo
Il “fuoco” ripetuto dell’associazione nazionale dei magistrati non è bastato. Si è aggiu...Neppure in quei giorni, ripeto, di confusione e di incitamento all’odio, con i giornali che avevano assunto le manette come logo delle pagine interne dedicate alle cronache giudiziarie e politiche, si arrivò ad un assalto per quanto metaforico al governo. O ai governi, per includere quelli che seguirono all’ultimo di Giulio Andreotti. E pensare che a presiedere il Consiglio Superiore della Magistratura era l’ex magistrato, pure lui come Nordio, che si vantava di sentirsi ancora addosso la toga: Oscar Luigi Scalfaro. Il quale reclamava le dimissioni dei ministri indagati minacciando lo scioglimento delle Camere. Il multiforme “campo largo” della improbabile alternativa al centrodestra di Giorgia Meloni, per quanto investito esso stesso dalle Cementopoli, Affidopoli e varie che troneggiano sulle prime pagine dei giornali, sta assistendo a questo spettacolo- l’assalto al governo come al Palazzo d’Inverno - con un compiacimento più da intossicati che da lucidi. Non si rendono conto, lorsignori, come li chiamerebbe Fortebraccio se il mio amico Piero Sansonetti potesse disporne nella Unità riportata nelle edicole con un editore di destra, che se dovessero mai riuscire a vincere le elezioni politiche e tornare a Palazzo Chigi, si potrebbero trovare nelle stesse condizioni odierne della Meloni. Vi si troverebbero sia con la segretaria del Pd Elly Schlein, ancora più giovane della Meloni, sia con Giuseppe Conte, che sogna di notte e di giorno il posto perduto nel 2021.
Carlo Nordio, l'Anm non molla: "Tradisce i principi per cui cambio idea"
Riforma della giustizia, Carlo Nordio e Anm. Botta e risposta tra l'associazione delle toghe e il ministro della Giu...Conte, magari, potrà pensare in cuor suo di non correre rischi, o di correrne di meno, essendo riuscito a strappare al Pd, e alle edizioni precedenti, la posizione di maggiore fiancheggiamento della magistratura. Dalla quale sta anche ricavando in questi giorni un aumento della sua capacità contrattuale nel cosiddetto campo largo. L’ha subito spesa nelle Marche chiedendo “le carte” dell’ex sindaco di Pesaro Matteo Ricci, indagato in coincidenza con l’avvio delle procedure per le elezioni regionali alle quali egli è candidato della sinistra alla presidenza.
Ma la ruota gira, caro Conte zio di manzoniana memoria. E quella della magistratura ormai è imprevedibile, tanto è diventato grande il suo potere grazie alle debolezze e alle paure sulle quali essa ha potuto contare di volta in volta dal lontano 1992.