Sugli specchi della Cassazione scivolano le unghie degli orfani della mafiosità di Silvio Berlusconi, aggrappati a ogni sporgenza utile pur di non ammettere quel che gli ermellini han bollinato come verità: e cioè che, per 30 anni, una parte della magistratura ha provato a crocifiggere il Cav con accuse inconsistenti, false e suggestive.
In attesa delle motivazioni con cui la Corte Suprema spiegherà perché, qualche giorno fa, ha bocciato la richiesta della Procura di Palermo di confiscare i beni di Marcello Dell’Utri, vale la pena fare chiarezza su un provvedimento che riscrive un pezzo di storia del Paese illustrando, punto per punto, dove i pm hanno fatto cilecca.
La fonte di riferimento è ovviamente la sentenza siciliana di primo grado del 21 marzo 2024, poi confermata – appunto – dal Palazzaccio. Il presunto patto con la Piovra. La tesi regina dei colpevolisti sostiene che sarebbe stato siglato un accordo tra Silvio Berlusconi e i mafiosi palermitani con Marcello Dell’Utri come intermediario. La sentenza di Palermo del 2024 ha smontato questa costruzione. Scrivono i giudici: «Nulla è stato accertato circa il reinvestimento e il riciclaggio di capitali di provenienza mafiosa nelle imprese di Berlusconi. È rimasto indimostrato che le ingenti somme versate da Berlusconi a Dell’Utri e ai suoi familiari avessero causa nella gratitudine per la mediazione svolta con Cosa nostra».
Anm, Cesare Parodi risponde a Marina Berlusconi: "Frasi giuste, perché ti lamenti?"
"Chi fa queste affermazioni ha avuto una risposta in termini di giustizia, mi pare di capire. Allora perché ...E ancora: «La tesi della connessione fra gli enormi versamenti ed un possibile patto criminale tra Dell’Utri e Berlusconi e/o la riconoscenza (o la remunerazione) per il silenzio serbato dal Dell’Utri circa i rapporti fra Berlusconi e Cosa nostra, pur se estremamente suggestiva, presta il fianco alla finora indimostrata esistenza di accordi fra il sodalizio criminale e Berlusconi, sia in campo imprenditoriale che politico».
Il reinvestimento di capitali mafiosi Zero prove pure sui supposti interessi di Dell’Utri nella trattativa. «Nessun elemento concreto depone per ritenere tutte le entrate di Marcello Dell’Utri (dunque anche quelle derivanti dallo svolgimento di attività professionale presso le società del gruppo imprenditoriale riconducibile a Silvio Berlusconi, e finanche gli emolumenti per la carica di parlamentare) illecite in quanto derivanti da una sorta di “inquinamento” genetico». E infatti: «Le elargizioni di Berlusconi a favore del Dell’Utri hanno sempre una causale ben individuata (prestiti infruttiferi, donazioni, compravendite immobiliari, transazioni, vitalizio, etc); la loro tracciabilità emerge dai conti correnti bancari del soggetti ».
Cosa c’è dietro al nervosismo dei giudici
Due fatti hanno scosso l’universo della giustizia: la sentenza della Cassazione che ha sancito la fine della grand...I versamenti come «prezzo del silenzio» Secondo la lettura accusatoria, versamenti e benefici economici concessi da Berlusconi a Dell’Utri sarebbero stati, quindi, il prezzo pagato per comprare il silenzio dell’amico siciliano. Il Tribunale di Palermo: «Anche volendo valorizzare le condotte delittuose giudizialmente accertate (il ruolo di mediazione assunto da Dell'Utri nelle richieste estorsive veicolate da Cosa nostra a Berlusconi), non può giungersi alla conclusione secondo cui anche i rapporti di lavoro e di collaborazione fra Berlusconi e Dell’Utri (e finanche l’attività politica svolta da quest’ultimo nel partito fondato dal primo) sarebbero radicalmente inquinati, e addirittura ottenuti dal proposto solo grazie ad un indi mostrato condizionamento subito da Berlusconi».
Il rapporto permanente tra Dell’Utri e la mafia Un’altra tesi ricorrente è che Dell’Utri avrebbe mantenuto nel tempo rapporti costanti con ambienti mafiosi: «Non può ritenersi che ogni reddito, utilità o vantaggio percepito da Dell’Utri, anche quelli derivanti da rapporti di lavoro, parlamentari o patrimoniali, sia illecito in quanto discendente da un presunto “inquinamento genetico”. Una simile impostazione non trova alcun fondamento né nelle prove raccolte né nella logica giuridica della prevenzione».
Silvio Berlusconi, la Cassazione smonta le bufale sui rapporti tra Cav e mafia
La Corte di Cassazione ha definitivamente escluso ogni legame tra Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Cosa nos...Il «ricatto» ai danni del Cav Un’ultima suggestione, più insinuante, suggerisce che l’amicizia personale tra Silvio e Marcello fosse in realtà la copertura sentimentale di un patto inconfessabile. «Tale conclusione, infatti, oltre che estremamente semplicistica e indimostrata, si scontra con la successiva evoluzione dei rapporti fra i due e con il più volte rinnovato (finanche nelle proprie disposizioni testamentarie) senso di amicizia e riconoscenza mostrato da Berlusconi nei confronti di Dell’Utri e posto alla base degli ingenti flussi finanziari veicolati in suo favore». Non c’è bisogno di aggiungere altro.

