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Marcello Degni, quella toga rossa per cui il Ponte sullo stretto è una "minc***"

di Massimo Sanvito venerdì 31 ottobre 2025

2' di lettura

 «Scusate ma che minchiata è questa storia del ponte sullo Stretto?». È il 30 settembre del 2015 e Marcello Degni twitta così, senza peli sulla lingua, senza mezze misure. Si dà il caso che due anni dopo, nel 2017, Marcello Degni diventi consigliere della Corte dei Conti presso la sezione di controllo della Lombardia e presso la sezione delle Autonomie (ai tempi del governo Gentiloni). Già, la stessa Corte dei Conti che ieri ha dato parere negativo al visto di legittimità alla delibera Cipess dello scorso 6 agosto. Ieri, confermando come si tratti di valutazione più politica che tecnica per bloccare la grande infrastruttura, Degni - sempre sui social - ha detto: «La reazione alla decisione della Corte dei Conti sul ponte è coerente con l’attacco che domani (ieri, ndr) sarà sancito dall’approvazione della legge sulla separazione delle carriere. Difendere la Costituzione, votare NO al referendum per proteggere la democrazia».

A chi su X gli ha chiesto se questa fosse indipendenza, il magistrato contabile ha risposto tranchant: «Bisogna distinguere tra la manifestazione del pensiero che è libera per tutti a eccezione dei fascisti banditi dalla Costituzione e l’azione che deve essere svolta seguendo norme e prassi con imparzialità, come ho sempre fatto e come fanno tutti i magistrati». Che parli lui di libertà di parola fa un I tweet di Marcello Degni, il magistrato contabile della Corte dei Conti, contro il Ponte sullo Stretto e contro il governo di centrodestra po’ specie, vista l’esaltazione social di una figura come quella del comunista Ernesto Che Guevara: «Vivo, luminoso, immortale».

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Peccato che il Che fece costruire campi di lavoro forzato dove spedire chi si opponeva alla rivoluzione: religiosi, ribelli, omosessuali. Ma per Degni il comunismo è una sorta di religione, «una passione collettiva gioiosa, etica e politica che combatte contro la trinità della proprietà, dei confini e del capitale», citando Toni Negri. Degni, del resto, è una toga militante. «Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti», scrisse dopo l’approvazione della Finanziaria a inizio 2024, chiamando in causa persino la segretaria del Pd Elly Schlein. Un grande esempio di imparzialità, non c’è che dire. Ecco altre sue perle social. Il G8 di Genova del 2001? «Un tentativo fallito di golpe». Il governo italiano? «In mano a “fascisti” contro cui bisogna resistere, resistere, resistere per salvare il paese da derive eversive». La Polizia? «Deve restare fuori dal perimetro delle università».

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