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Severino: "Segrete le telefonate del Colle"

Andrea Tempestini
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  Dopo l'attacco di Giorgio Napolitano alle toghe di Palermo per la questione delle intercettazioni telefoniche nel contesto della presunta trattativa tra Stato e Mafia, interviene il ministro della Giustizia, Paola Severino. Il membro dell'esecutivo voluto da Re Giorgio si schiera ovviamente al fianco di Napolitano. La Severino, senza se e senza ma, sta con il Capo dello Stato: "Qualsiasi sia la decisione della Corte Costituzionale sul conflitto di attribuzione nella vicenda delle intercettazioni telefoniche dell'inchiesta di Palermo - ha dichiarato il ministro -, l'importante è mantenere la segretezza delle telefonate del Capo dello Stato". Sulle intercettazioni - Nel corso di un colloquio con la stampa italiana a Mosca, la Severino ha aggiunto: "Le intercettazioni rappresentano uno dei mezzi importanti di investigazione, ma insieme con gli altri e non possono essere sicuramente l'unico mezzo. Sono ampiamente regolamentate dal nostro codice", ha proseguito, per poi sottolineare che "la cultura dell'indagine prevede sempre che ogni tipo di acquisizione sia accompagnato da altre acquisizioni". Il ministro ha poi citato Giovanni Falcone, che aveva spiegato come "le sole dichiarazioni di un collaboratore di giustizia non bastano". Soprattutto, ha proseguito il ministro, "se al telefono si parla in maniera meno chiara, più criptica e facile da equivocare". Grasso: "Nessuna pressione" - Dopo le dichiarazioni della Severino sono arrivate anche quelle di Pietro Grasso, il procuratore nazionale antimafia, che rispondendo alle domande dei cronisti ha negato di aver subito pressioni dal Quirinale in riferimento all'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia: "Sono stato chiamato solamente a fornire, a dare contezza della mia funzione istituzionale di coordinamento. non ho avuto alcuna pressione, così come nessuna pressione hanno avuto i magistrati di Palermo - ha rimarcato Grasso -: che poi è quello che hanno detto sin dall'inizio", ha spiegato a margine di un'audizione in commissione Giustizia alla Camera. E ancora: "In un'indagine chi cerca la verità non può farlo sotto pressione, ma è importante anche la collaborazione degli altri. Per vicende così datate nel tempo serve qualcuno che ricostruisca quello che è successo tanti anni fa, servono le dichiarazioni spontanee di chi sa", ha concluso Grasso.  

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