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Lite Rondolino&CalabresiLiti, ripicche e insulti la soap opera radical chic

L'ex D'Alema boy contro il direttore della Stampa che lo cacciò: l'ha favorito chi brindò alla morte di suo padre

Lucia Esposito
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  di Mattias Mainiero Volete sapere com'è fatta l'Italia di oggi, capire come, talvolta, si fa carriera e si diventa famosi? Vademecum dell'italiano di successo. Lo trovate su internet: www.thefrontpage.it. Digitate e sarete serviti. L'articolo è a firma di Fabrizio Rondolino, giornalista, scrittore, titolare di un blog assieme a Claudio Velardi (The Front Page, appunto). Racconta Mario Calabresi, giornalista, direttore della Stampa, figlio di Luigi, il commissario assassinato nel '72 da Lotta Continua. Incipit da brivido: «Mario Calabresi è un caso fortemente emblematico: la sua rapida e immeritata carriera...». In breve: il successo - ecco l'accusa - è arrivato grazie alla morte violenta del padre. Senso di colpa della sinistra che lapidò Luigi e aiutò il figlio. Però, come spiega Rondolino, a volere Calabresi alla direzione della Stampa sarebbe stato Berlusconi.Italia di oggi: si sta con uno e si è promossi (forse) grazie all'altro. Rondolino scriveva sulla Stampa, oggi sul Giornale. Era spin doctor di D'Alema, oggi è consulente di Daniela Santanchè. Sinistra dal multiforme ingegno. Rondolino usa l'accetta: «Ho cominciato a chiamare pubblicamente Mario Calabresi l'Orfanello dopo aver visto la prima puntata del suo programma su Rai3... Anziché parlare dell'Italia, Mario Calabresi parlava di sé: cioè della sua tragedia».Italia di oggi: presenzialismo, micidiale cocktail di pubblico e privato. Una volta c'era il plurale maiestatis. Oggi «noi» è un plurale e basta. Per tutto il resto si usa «io». I giornali sono pieni di storie personali che nulla c'entrano con le storie vere del Paese. La tv anche. Internet, per sua stessa natura, di più. Rondolino racconta Calabresi e ammette: «È vero, mi ha cacciato dalla Stampa». Rondolino (che già su Twitter aveva innescato la polemica) continua sul personale, che non è solo la storia del commissario ucciso da Lotta Continua. È il matrimonio del figlio Mario con Caterina, nipote di Natalia Ginzburg, che firmò l'ormai famoso manifesto contro Luigi Calabresi scritto da Camilla Cederna e pubblicato dall'Espresso. Rondolino ha sposato Simona Ercolani (hanno due  figlie, quattro gatti e un cane). Marito e moglie sono coautori di due fiction: «Amori» (Rai3) e «Walter e Giada» (Rai3). La madre della signora Ercolani, presumiamo, non ha firmato manifesti, ma la signora Ercolani è un'autrice tv, come il marito. Dio li fa, poi li accoppia, fino a quando la fiction o la Rai non li separa. Ma non li separa. Rondolino torna sulla storia di Luigi Calabresi: «Quello stesso mondo che brindò alla morte del padre pensò bene di lavarsi la coscienza risarcendo il figlio con una splendida carriera. Mario Calabresi ne approfittò volentieri...». Fabrizio Rondolino è figlio di Gianni, che per sua fortuna non è stato assassinato, ma che è stato professore di Storia e Critica del Cinema all'Università di Torino. È anche fratello di Nicola, regista. L'arte del padre, dicono a Napoli, è mezza imparata, anche se il padre è vivo e vegeto. Rondolino definisce Calabresi «persona di scarse qualità umane». Spiega: «Per un anno e mezzo non ha risposto né alle mail, né alle telefonate, né alle proposte di articoli, poi mi ha convocato per dirmi che scrivevo poco, e che la Stampa era in difficoltà». Specifica: accusarmi di interesse personale è «una forma di ipocrisia». Mai per fatto personale, i fatti privati con le pubbliche vite da noi non c'entrano mai. Storie italiane, storie di sinistra. Belle storie. Aridatece Belén e Corona.  

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