Cerca
Logo
Cerca
+

Pier già in difficoltàBonanni lo molla,bagnasco gli tira il freno

Il capo dei vescovi al nascente polo cattolico guidato dal leader Udc: non svendete la famiglia alla sinistra.

Matteo Legnani
  • a
  • a
  • a

  di Fausto Carioti Alla Cosa Bianca cui stanno lavorando Pier Ferdinando Casini, Corrado Passera, Andrea Riccardi e gli altri inquieti neocentristi mancava solo la benedizione ufficiale dei vescovi. È arrivata ieri. Ma dentro c'è la sorpresa, non gradita a tutti: quello del presidente della Cei, Angelo Bagnasco, è un via libera molto condizionato. I cattolici sono invitati a partecipare alla vita pubblica «sempre più numerosi e ben formati», a seguire l'esempio dei «grandi statisti cattolici» del passato. Questa presenza in politica deve però avvenire senza cedere un millimetro sui «principi di fondo»: la famiglia e la vita. Il senso è chiaro: le nuove forze cattoliche non possono scendere in campo per accettare compromessi con chi ha posizioni opposte a quelle della Chiesa su questi temi. Difficile non cogliere riferimenti al partito di Nichi Vendola e all'ala sinistra del Pd, pronti - per ammissione degli stessi leader - a formare un governo con l'Udc subito dopo le elezioni. A differenza di tanti suoi vescovi, che hanno accolto con entusiasmo la fine di Berlusconi e l'avvento del governo Monti, Bagnasco ha subìto quest'ultimo come il male minore, non apprezzandone molte scelte, come quelle adottate nei confronti della famiglia e dell'educazione cattolica, giudicate insufficienti e in certi casi punitive. Perplessità che ora si estendono alla lista civica “montiana”, o Cosa Bianca che dir si voglia: è un'operazione di potere, per occupare poltrone pagandone il prezzo con il riconoscimento delle coppie omosessuali, come fa capire la recente svolta del segretario dell'Udc Pier Ferdinando Casini? O rappresenta un'affermazione dell'orgoglio cattolico, della quale però al momento mancano le prove? Così il capo dei vescovi indica dove sta il confine: «Sui princìpi di fondo non si può mercanteggiare. I valori non sono tutti uguali, ma esiste una interna gerarchia e connessione. L'etica della vita e della famiglia non sono la conseguenza, ma il fondamento della giustizia e della solidarietà sociale». O di qua o di là. L'avvertimento arriva mentre nella nuova costruzione si aprono crepe vistose. Quando si è capito che Casini intende allearsi con Vendola, portando in dote l'intera lista, per alcuni il risveglio è stato brusco. È sbottato Natale Forlani, portavoce del Forum di Todi: «Non stupisce che buona parte del Pd e Vendola pensino quello che pensano delle coppie di fatto. Stupisce che nei dieci punti di governo presentati, la priorità sia questa e non la famiglia. E di sicuro portare la Fiom al governo non mi sembra una grande idea», ha detto alla testata online Linkiesta.it. Morale: «Non apprezzo le basi su cui è stata costruita l'idea di un accordo a sinistra». Le pubblicazioni del matrimonio tra Udc e Sel hanno spiazzato anche Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori, un altro di quelli che lo scorso anno, a Todi, pregarono per la fine di Berlusconi: «Ho parlato con Buttiglione. Gli ho contestato la sua fuga in avanti. “Ma come, proprio tu Rocco?”. Devo ammettere che l'ho trovato in grande difficoltà». I toni saranno meno alti e spirituali, ma il succo del discorso non è diverso da quello fatto ieri da Bagnasco. Soprattutto, tra i cattolici delusi c'è un pezzo da novanta come il neocatecumenale Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. Nel 2014 compirà 65 anni e il suo mandato, secondo lo statuto del sindacato, dovrebbe concludersi lì. Anche lui è tra quelli di Todi e tutti lo danno affaccendato a contribuire al progetto centrista. Ma le ultime vicende e la deriva a sinistra lo hanno costretto a rivedere l'ordine delle priorità: Bonanni adesso vuole farsi confermare leader della Cisl. Un percorso in salita, ma chi gli ha parlato assicura che le tenterà tutte. Solo se nei prossimi mesi capirà che l'impresa è impossibile, ripiegherà sull'opzione politica. A conferma del fatto che i matrimoni gay e i temi etici di cui parla Bagnasco potrebbero essere decisivi per le sorti dell'esperimento centrista e per l'esito delle elezioni, ieri 173 parlamentari guidati da Eugenia Roccella, Raffaele Calabrò, Alfredo Mantovano, Maurizio Gasparri, Maurizio Sacconi e Gaetano Quagliariello (ma ci sono anche laici esterni al Pdl come Stefania Craxi), hanno preso posizione con un documento. Dicono «no» al matrimonio omosessuale: «Non siamo disposti a svuotare l'istituzione del matrimonio, attribuendo a unioni affettive, anche omosessuali, un riconoscimento giuridico analogo a quello matrimoniale». Però sono pronti ad allargare gli «specifici diritti individuali» riconosciuti ai componenti delle coppie di fatto, anche gay. Una posizione che pare destinata a trovare più consensi tra i vescovi che nelle associazioni omosessuali.  

Dai blog