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La scorta di Fini in vacanza?La decide lui con la polizia

Matteo Legnani
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  Per Gianfranco Fini la partita è chiusa: "Ringrazio il ministro Cancellieri e il capo della Polizia, Manganelli, per aver sollecitamente confermato che il presidente della Camera non ha alcun ruolo nell'organizzazione delle misure di scorta e protezione, di esclusiva competenza delle autorità di Pubblica sicurezza".  Cosa rende il numero uno di Montecitorio, da giorni sotto accusa dopo la denuncia di Libero sugli 80mila euro spesi per l'alloggio della sua scorta in un hotel di Orbetello per due mesi e mezzo, tanto sicuro? La nota con la quale ieri pomeriggio il ministero dell'Interno ha ricostruito la catena di comando responsabile della protezione del presidente della Camera.  Tirato in ballo dalle parole di Fini, il Viminale ha deciso di intervenire. In due tempi. Prima chiedendo ad Antonio Manganelli, capo della Polizia, di far luce "sulle modalità del dispositivo di sicurezza predisposto" a favore del presidente della Camera. Poi rendendo noto come funziona il meccanismo per l'assegnazione della scorta al presidente della Camera. "La gestione, l'organizzazione e l'esecuzione del relativo servizio non rientrano nelle competenze della Presidenza, ma fanno capo all'Ispettorato di Pubblica sicurezza presso Montecitorio". Da qui l'esultanza di Fini. Ma in realtà, la partita non è affatto chiusa. A smentire in parte Fini è la norma che disciplina l'Ispettorato.  Leggi l'articolo integrale di Tommaso Montesano su Libero in edicola oggi 14 agosto  

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