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Il retroscena su Renzi e Berlusconi: al voto a febbraio 2015

Ignazio Stagno
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Voto anticipato. Sarebbe questa la parola d'ordine a palazzo Chigi. Matteo Renzi prepara il suo piano per portare alle urne gli italiani già a febbraio del 2015. Secondo alcune indiscrezioni raccontate da Dagospia, il premier sarebbe pronto a rovesciare il tavolo per chiedere il voto tra meno di 5 mesi. La situazione di Renzi è sempre più delicata. Il premier, va detto, in questi sei mesi di governo non ha realizzato nessuna delle riforme che aveva annunciato. Il risultato dell'esperienza di governo parla chiaro: l'esecutivo ha regalato 80 euro con il bonus Irpef ma ha aumentato le tasse sulla casa che negli ultimi quattro anni sono aumentate del 200 per cento. Il Paese è piegato sotto i colpi della recessione e la deflazione ha di fatto eroso i consumi. Insomma il quadro che appare dopo l'arrivo di Renzi a palazzo Chigi è terrificante. E così adesso il premier comincia a pensare all'ipotesi di un colpo di mano che porti alle elezioni. Gli ostacoli - La fronda bersaniana si stringe attorno al collo di Matteo. In commissione lavoro, snodo nevralgico da cui passerà la riforma è composta per metà da ex sindacalisti rossi e palesemente anti-renziani. Insomma il premier vorrebbe tornare al voto per piazzare in Parlamento e non solo lì truppe più affidabili dato che tra Camera e Senato a farla da padrone è la sinistra Pd. Se si votasse con questa legge elettorale, il Pd non potrebbe governare da solo ma avrebbe bisogno dell'appoggio di altre forze tra cui anche quello di Forza Italia. E così, sempre secondo quanto racconta Dagospia, l'incontro di mercoledì sera tra Cav e Renzi sarebbe servito a definire la via che porta al voto. "Ostacolo Re Giorgio" - C'è un solo ostacolo: Giorgio Napolitano. Re Giorgio sa bene che sciogliere le Camere significa, probabilmente, consegnare il Paese alla Troika. Sarebbe l'ammissione di un fallimento maturato durante questa legislatura che testimonierebbe come le forze politiche avrebbero fallito nel portare avanti l'agenda di riforme chieste dall'Europa. Così quando Matteo Renzi nel suo discorso alla Camera poi al Senato di qualche giorno fa ha lasciato intravedere la possibilità del voto in primavera, il Colle ha mandato un messaggio molto chiaro:"Io non sciolgo le Camere, piuttosto mi dimetto. Alle elezioni semmai vi porterà il mio successore". Inoltre come raccontano fonti vicine a Libero il Quirinale rischia di ritrovarsi con le armi spuntate. Se ci si trova davanti ad un premier dimissionario e non si vuole chiudere la legislatura, l'unica soluzione è mettere in piedi un altro governo, ma le condizioni affinché questo Parlamento possa esprimere la fiducia ad un governo contro il Pd non si vedono. 

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