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Bechis, scoop nel giorno della scissione. "Mi ha chiamato Franceschini per sbaglio". Super affare immobiliare

Giulio Bucchi
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Un tragico errore. Dario Franceschini alle 15.46 di lunedì telefona per sbaglio a Franco Bechis. "Sono Franceschini, ciao...". Il direttore del Tempo, sorpreso, ricambia il saluto: "Buongiorno Dario...". A quel punto, il ministro dei Beni culturali e influentissimo capo-corrente del Pd si svela: "Senti, io mercoledì sono a Ferrara, quindi se puoi anche tu, vieni e ti posso fare vedere quell'immobile che ti avevo detto. Anche se sono ancora in attesa della autorizzazione a trasformarlo da B&B ad alloggio per gli studenti...".  Leggi anche: "Ricordatevelo bene". Franceschini, messaggio nella chat del Pd prima della scissione È lo stesso Bechis a raccontare la surreale conversazione sul quotidiano romano, rivelando come dopo aver avvisato Franceschini dello scambio di persona ("Caro Dario, credo abbia sbagliato numero...") e l'immediata caduta della linea dall'altro capo del telefono, sia bastata una ricerca sulla banca dati del catasto per capire di cosa stava parlando il ras democratico. Un grosso affare immobiliare, legato alla "palazzina della famiglia originaria ricevuta in eredità dopo la morte del padre Giorgio Franceschini, figura storica dell'antifascismo e intellettuale assai noto non solo a Ferrara". È proprio quella palazzina, Dimora Marfisa, che "è diventata dai primi del 2019 una sorta di boutique dell'ospitalità di lusso. I mobili sono quelli antichi dei Franceschini, nei corridoi e nelle sale ci sono i meravigliosi volumi della Biblioteca del compianto padre del ministro". "Si può prenotare una stanza oltre che dall'omonimo sito Internet, anche attraverso Airbnb, Tripadvisor e Booking.com", scrive Bechis, peraltro a buon prezzo ("Di poco sopra i 100 euro a notte") e con prenotazioni piene per i mesi a venire. "Perché mai di fronte a tanto successo, cambiarne la destinazione d'uso? - si chiede il direttore - Oltretutto quei locali antichi e quel mobilio prezioso non sono proprio il massimo in mano a studenti un po' distratti". "Chissà - conclude -, magari il ministro del Turismo si sentiva in imbarazzo, o perfino in conflitto di interessi con la gestione di quella piccola attività ricettiva...".

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