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Ong, Mare Jonio sotto inchiesta per traffico di migranti torna in Mare: "Salpiamo entro giugno"

Angelo Zinetti
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Le navi delle Ong umanitarie Sea Watch e Mare Jonio sono pronte a solcare di nuovo il Mediterraneo in cerca di immigrati da trasbordare in Europa. L'imbarcazione Mare Jonio della Ong italiana Mediterranea prevede di tornare in acqua entro giugno per il scorso ai migranti. L'imbarcazione «è entrata in cantiere a Venezia per importanti lavori di manutenzione che, nel giro di qualche settimana, le consentiranno di essere di nuovo pronta a navigare», afferma una nota della Ong. 

 

«Nel mar Mediterraneo centrale si è avuta notizia, dopo la strage del 21 aprile scorso - prosegue la nota - di almeno altri tre naufragi, con decine di vittime e dispersi. Intanto altre navi non governative sono state sottoposte a fermi amministrativi arbitrari». A questo punto il comunicato svolta verso l'autocommiserazione: «Ci prepariamo a tornare in mare nonostante il pesantissimo attacco a cui siamo sottoposti. Le inconsistenti accuse, rivolte al nostro equipaggio e ai nostri armatori dalla Procura della Repubblica di Ragusa, hanno provocato il congelamento del progetto di una nuova e più grande nave da soccorso. Perciò abbiamo deciso di affrontare i lavori indispensabili a riprendere le missioni con la Mare Jonio. Il nostro obiettivo è di essere pronti a salpare entro il mese di giugno». 

 

A proposito delle «accuse inconsistenti», ricordiamo che l'imbarcazione dell'organizzazione di Luca Casarini è finita nella indagine della Procura di Ragusa perché avrebbe ricevuto soldi in cambio del trasbordo, l'11 settembre del 2020, di 27 migranti dalla nave danese Maersk Etienne, che li aveva soccorsi 37 giorni prima. Festeggia invece l'archiviazione Carola Rackete con un messaggio su Twitter in cui annuncia che la missione della Sea Watch non è ancora finita: «La missione di salvataggio di Sea Watch ha significato usare privilegi come il passaporto europeo o l'istruzione gratuita per riuscire ad essere solidali con le persone che lottano contro quelle strutture che esercitano un potere razzista e che mantengono le ingiustizie senza cambiarle. Questa lotta è lontana dalla fine». L'attivista tedesca era imputata per resistenza o minaccia a una nave della Guardia di Finanza. «Il gip di Agrigento», ha dichiarato l'avvocato Leonardo Marino, uno dei legali della comandante tedesca, «ha ribadito che la condotta della capitana della Sea Watch 3 fu giustificata dall'adempimento del dovere di soccorso».

 

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