Cerca
Logo
Cerca
+

La doppiezza di Di Pietro

La sinistra dovrebbe aver imparato a conoscere Tonino, invece sono ancora lì che cincischia

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

di Filippo Facci Di Pietro inquina tutto ciò che tocca, irradia negatività, ha fondato una carriera sulla doppiezza e sulla galera altrui, assorbe e non restituisce, è il cane che morde la mano che l'ha nutrito, non conosce amicizia ma solo complicità di contingenza, non sa che cosa siano gratitudine e lealtà e coerenza. A sinistra dovrebbero averlo imparato, ma sono ancora lì che cincischiano. Ora si legge persino che Vendola l'avrebbe tradito, o meglio abbia tradito l'improbabilissimo «Patto di Vasto» che univa i due leader con Bersani. Ma leggete questi lanci Ansa risalenti solo all'anno scorso; «Di Pietro: Vendola parli meno e lavori di più», «Di Pietro: da Vendola spettacolo indecente, rivoluzionario in campagna elettorale e doroteo quando governa»; «Di Pietro: sul caso Tedesco Vendola getta la maschera»; «Di Pietro: candidatura Vendola? Serve bagno di umiltà»; Di Pietro: «Vendola non può ricandidarsi»; «Di Pietro: Puglia, necessario cambio generazionale, non possiamo metterci insieme a Vendola»; «Idv: difficile ricandidatura Vendola, giudizio politico negativo»; «Di Pietro: giunta Vendola, necessario rinnovamento della classe dirigente»; «Di Pietro: in Puglia si è vinto nonostante Vendola, non grazie a lui; «Di Pietro: no a Lista Vendola, più danni che benefici». Potevamo farci un lungo articolo, ma non ne vale neanche la pena.

Dai blog