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Il Papa in visita all'Aquila

"Serve esame di coscienza"

Albina Perri
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E' tornato in Vaticano, dopo una mattinata in terra d'Abruzzo, dove la gente "è terremotata dentro". Il Papa è partito stamattina in macchina, perché l'elicottero non poteva decollare per il matempo. E' stato a Onna, nella tendopoli del paese più disastrato. Ha abbracciato il giornalista che ha perso la famiglia e tutti gli altri. "Dobbiamo chiedere agli amministratori di costruire case più solide", ha detto. "lo dobbiamo ai morti".  Poi ha pregato davanti alla tomba di Papa Celestino V. E' stato in visita anche alla casa dello studente, che si trova in via XX Settembre, la strada simbolo del dolore per i numerosi morti, soprattutto giovani, causati dal sisma. Davanti alle macerie del palazzo demolito dove sono morti otto giovani si sono radunati 12 studenti guidati dal parroco dell'Università, don Gino Epicoco. Qui si è commosso. «Siamo molto felici della visita del Papa - ha detto - all'Aquila il problema è rimettere su le case e le chiese ma è anche quello di far ripartire la speranza e di mettere insieme di nuovo le coscienze. La gente infatti è terremotata dentro e la visita del Papa, soprattutto per i giovani, segna la speranza nel futuro. I giovani sono scossi e non vedono la prospettiva dopo questa tragedia. Il Papa sicuramente determinerà una nuova fiducia nel futuro». L'Aquila tornerà a volare-Un caloroso applauso ha accolto le parole del papa quando, quasi al termine del suo discorso davanti alla Scuola della Guardia di Finanza dell'Aquila, ha affermato «L'Aquila, anche se ferita, tornerà a volare». La frase concludeva il passaggio sulla necessità che anche la «comunità civile» faccia «un serio esame di coscienza affinché il livello delle responsabilità, in ogni momento, venga meno. A questa condizione - aveva concluso il papa - L'Aquila, anche se ferita, tornerà a volare». Il discorso a Onna- «Ho ammirato il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità», ha detto questa mattina il Papa alla tendopoli di Onna. «La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma». «Ho ammirato il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità. Non è infatti il primo terremoto che la vostra regione conosce, ed ora, come in passato, non vi siete arresi; non vi siete persi d'animo. C'è in voi una forza d'animo che suscita speranza. Molto significativo, al riguardo, è un detto caro ai vostri anziani: Ci sono ancora tanti giorni dietro il Gran Sasso». «Venendo qui, ad Onna, uno dei centri che ha pagato un alto prezzo in termini di vite umane, mi sono reso ancor più conto dell'entità dei danni causati dal terremoto. Se fosse stato possibile, avrei desiderato recarmi in ogni paese e in ogni quartiere, venire in tutte le tendopoli e incontrare tutti. Mi rendo ben conto che, nonostante l'impegno di solidarietà manifestato da ogni parte, sono tanti e quotidiani i disagi che comporta vivere fuori casa, o nelle automobili, o nelle tende, ancor più a causa del freddo e della pioggia. Penso poi ai tanti giovani costretti bruscamente a misurarsi con una dura realtà, ai ragazzi che hanno dovuto interrompere la scuola con le sue relazioni, agli anziani privati delle loro abitudini».

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