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Un giudice chiude l'unica radio toscana che critica Renzi

Da 4 mesi Studio 54 non può più andare in onda, accusata di incitamento all'odio razziale. Ma dietro c'è dell'altro

Lucia Esposito
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di Andrea Morigi Per far tacere Radio Studio 54, l'unica emittente stonata nell'orchestra rossa della Toscana, sono scattati i sigilli. Su ordine del gip Antonio Pezzuti, che accoglie così una richiesta del pm Christine von Borries, il 26 aprile scorso i carabinieri sequestrano gli impianti e interrompono le trasmissioni. Tace così da ormai quattro mesi ininterrottamente la voce sanguigna e colorita del centrodestra più plebeo. Sono accuse pesanti contro il fondatore della radio, lo storico disc jockey di Scandicci Guido Gheri, a giustificare il provvedimento: diffamazione verso un ascoltatore e incitamento all'odio razziale. Tutto sembra nascere da un dissidio con un ex collaboratore, Marcello Bevignani, escluso dalle conduzioni ma in seguito spesso nominato dai microfoni. A sproposito, secondo la querela presentata al tribunale dalla parte offesa. Come reazione a una valanga d'ingiurie diffuse su Facebook, sostiene invece Paolo Florio, legale di Gheri. E comunque, per giustificare la soppressione del diritto alla libertà d'espressione, garantito peraltro dalla Costituzione all'articolo 21, s'invoca un vuoto legislativo. Codice di procedura penale alla mano, il magistrato non può applicare misure interdittive nei confronti di Gheri, che non può essere sospeso dalla sua attività. Ma si vuole evitare la protrazione o l'aggravazione del reato da parte dell'indagato e perciò si procede con il sequestro preventivo. E si potrebbe giungere perfino alla confisca della radio. Si abbassa semplicemente la saracinesca, insomma, come se si trattasse di un bar dove si spacciano stupefacenti. Ineccepibile. Neppure il tribunale del riesame, interpellato per ben due volte, trova nulla da obiettare alla procedura seguita dalla Procura fiorentina. Poi, il 23 maggio il senatore del Pdl Achille Totaro rivolge ai ministri della giustizia e dello Sviluppo economico un'interrogazione parlamentare sul caso, firmata da altri 38 senatori del Pdl e da due radicali, Perduca e Poretti, sottolineando il «danno economico e d'immagine» subito dalla radio, che «vive di sola pubblicità e non di contributi pubblici», essendo una «voce anticonformista e di critica dell'amministrazione politica fiorentina e toscana». Si giunge al dissequestro il 30 maggio, ma a patto che rimanga sospeso il filo diretto con gli ascoltatori, il programma “Voce del Popolo”. Gheri torna a far sentire la sua voce: «Spero, mi auguro di tornare a trasmettere la mattina. Magari troveremo un nome diverso. Viva la libertà. Viva la vita. Viva la f...». Basta la parola e il segnale si spegne per sempre con l'immediata chiusura della radio e anche dei ponti nelle postazioni in montagna. Il bavaglio è sempre più stretto, provoca anche la sospensione dei programmi su Medjugorje, degli spazi dedicati alla ricerca di lavoro e alla difesa dei consumatori. Paradossalmente, oscura perfino le trasmissioni per gli albanesi, che andavano in onda ogni martedì sera, a cura di Mirushe Koci. Altro che razzismo, spiega Gheri a Libero: «Erano i cittadini a telefonarmi in diretta dall'ospedale di Careggi per protestare perché se, dopo aver pagato la sosta, non lasciavano anche la mancia agli extracomunitari, trovavano l'automobile sfregiata». Lui si limitava a commenti del tipo: «Mandiamo quelli del calcio storico e questi signori non ci verranno più», senza peraltro fare riferimento all'etnia dei delinquenti quanto piuttosto al loro profilo criminale. Oppure, quando si trattava di aiuti rifiutati da parte degli immigrati, sbottava: «Se non ti piacciono i maccheroni, levati dai c... e torna a casa tua». Volgarità, non molto diverse da quelle mandate quotidianamente in onda da network italiani ben più noti e diffusi ma immuni da ogni censura. Si rischia molto di più, nel capoluogo toscano, soprattutto quando si osa buttarsi in politica e per giunta controcorrente. Gheri cita gli altri suoi incidenti precedenti: «Gestivo una discoteca dentro una Casa del popolo e lavoravo solo con gli stranieri. L'ho ripulita dai tossici. Tre anni fa me l'hanno fatta chiudere, dicendo che era gestita da “criminali pericolosi”. Guardacaso proprio in coincidenza con l'inizio del mio impegno politico», nel 2009, quando il dj diviene consigliere al comune di Scandicci, eletto nella lista Voce al Popolo, sganciata dai partiti, che sceglie come simbolo una famiglia dentro un cuore, sorretta da una mano nera e una bianca.Lui, che si definisce «un vecchio democristiano», attacca il sistema degli sprechi regionale e provinciale. A Radio Studio 54 ha come ospiti fissi esponenti politici d'opposizione, il consigliere provinciale Guido Sensi e il senatore Totaro, che mettono sotto accusa la giunta di Matteo Renzi. Il quale, indispettito per essere stato definito in un dossier “Renzino Spendaccino”, li querela. Le noie giudiziarie non vengono mai da sole.  

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