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Riforma PA, cosa cambia per dirigenti e dipendenti statali

Nicoletta Orlandi Posti
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Il varo della riforma della pubblica amministrazione slitta. Oggi non sarà approvato il decreto in Cdm come invece sembrava annunciare in un tweet lunedì Matteo Renzi. A confermarlo è lo stesso premier durante la registrazione di 'Porta a porta' di ieri sera. Lo schema, in sostanza, dovrebbe ricalcare quello attuato per il decreto Irpef: prima l'annuncio del piano e poi, dopo una o due settimane i provvedimenti di legge. "Domani non ci sarà il decreto", ha detto Renzi, "ma ci sarà una conferenza stampa simile a quella definita 'della televendita'. Siamo indecisi se ci saranno le slide. Ma non capisco le polemiche, come quelle sugli 80 euro, come se un impegno del presidente del Consiglio non valesse», spiega Renzi. Il premier, intanto, rassicura i dipendenti pubblici e, soprattutto, i sindacati. Non ci saranno licenziamenti. "Nessuno verrà licenziato perchè il governo deve tagliare, dobbiamo far lavorare di più e meglio i dipendenti e chi lo fa deve essere pagato di più", spiega, aprendo di fatto a meccanismi di meritocrazia che andranno sviluppati nel dettaglio dei provvedimenti. Il presidente del Consiglio indica "un metodo diverso dal solito", che punta alla condivisione. «Lanciamo una sfida, la riforma non si fa contro ma coinvolgendo le persone, sfidandole. Il metodo è una sorpresa, non è un sondaggio ma un modo di coinvolgere i cittadini e dipendenti", dice. Stipendi - Entrando più nel merito, il premier anticipa che "molte cose faranno discutere, si va dalla giustizia amministrativa fino alle questioni legate alla retribuzione mega dei dirigenti e alla gestione della licenziabilità dei dirigenti". Su questo, aggiunge, "vorrei cambiare la prospettiva". Già qualche ora prima delle parole di Renzi, si era avuto sentore che la riforma fosse in bilico visto che nella convocazione del Consiglio dei ministri di domani, alle 16, non era all'ordine del giorno. Lo slittamento sembra legato a problemi tecnici ma, dal momento che vige la 'consegna del silenzio' negli ambienti di governo, si suppone che siano le misure urgenti ad aver trovato qualche intoppo, nonostante le corse fatte in questi giorni di festa dagli uffici legislativi della Presidenza del Consiglio e dei ministeri interessati. Misure che potrebbero riguardare gli attesi tagli alle retribuzioni dei dirigenti in merito alla parte accessoria degli stipendi, con bonus di produttività vincolati ai risultati macroeconomici del Paese, e quindi legati ad esempio all'andamento del Pil. Quello che è certo è che la riforma in senso più ampio avrà dei tempi diversi più lunghi che possano consentire una riflessione in sede parlamentare. È possibile anche una consultazione online dei sindacati che finora si sono sentiti completamente esclusi. In particolare, la legge delega dovrebbe riguardare ancora misure strutturali sulla dirigenza, con il ritorno del 'ruolo unico', istituito da Bassanini e una maggiore mobilità dei dirigenti che potrebbero passare da un'amministrazione all'altra, ma anche dei dipendenti entro un certo raggio di chilometri e rispettando competenze e retribuzione del lavoratore. Staffetta generazionale - Non solo, il ddl dovrebbe contenere la cosiddetta «staffetta generazionale» di cui il ministro per la Funzione pubblica, Marianna Madia, ha parlato sin dal suo insediamento a palazzo Vidoni. Intanto, ieri Madia ha lanciato un primo messaggio chiaro alle amministrazioni con una circolare per evitare un uso improprio dei prepensionamenti che devono consentire risparmi. Il ministro precisa che il prepensionamento non può essere «in nessun caso utilizzato come strumento per eludere il regime pensionistico introdotto dal Salva Italia». Nella circolare si fa riferimento ai vincoli imposti dalla spending review del 2012. Innanzitutto, "le amministrazioni che dichiarano eccedenza di personale non possono ripristinare i posti soppressi nella dotazione organica" in quanto dalla riduzione dell'organico "deve scaturire una riduzione della spesa di personale". Inoltre, nella circolare si afferma che "non sono consentite assunzioni, nè vincitori di concorso nè di idonei, finchè non è riassorbito il personale eccedentario nelle aree/categorie nelle quali è dichiarata l'eccedenza e non si sono create ulteriori vacanze in relazione al pensionamento ordinario".

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