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Ossessioni, insonnia, Parkinson: adesso ci si ammala di Concordia

Eliana Giusto
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Sì, si sono salvati. Ce l'hanno fatta - loro, più fortunati di altri - sono tornati a casa e possono raccontare, testimoniare, piangere, accusare. Ringraziare. Si sono salvati, ma da quel venerdì 13 gennaio 2012 la loro vita non è più la stessa. Comunque. Costa Concordia, il naufragio, terrore, urla, lacrime. E morti, tanti. Trentadue, mentre Schettino - il capitano - trovava riparo su una scialuppa. Impossibile dimenticare. Loro, i superstiti, si sono salvati, ma le ore intrappolati nella nave che faceva acqua, al buio e al freddo lì a due bracciate all'Isola del Giglio, hanno lasciato il segno. Se non su tutti, su molti. I disturbi - E così, a distanza di quasi tre anni, si scopre che chi è scampato alla tragedia non è scampato alle conseguenze di quel trauma. Con danni fisici e neurologici, ma anche malattie vere e proprie. C'è chi, per esempio, ha sviluppato il morbo di Parkinson (un passeggero di Bologna: la sorella invece ha i sintomi premonitori di una demenza senile), chi invece soffre di insonnia, chi di bronchite cronica, chi di difficoltà a relazionarsi con gli altri. E ancora, c'è chi non può stare da solo in locali chiusi e chi non può prendere ascensori perché assalito da claustrofobia. Malattie gravi e conseguenze serie, ma anche fastidi strani. E un po' buffi che fanno sorridere. Come quello che ha colpito un tizio, il quale, da quando si è salvato, ha sviluppato una sindrome ossessiva per cui in ogni conversazione - con chiunque e su qualsiasi argomento - finisce per parlare solo del naufragio del Giglio. E ha sempre paura di morire. I risarcimenti - «Tutti questi disturbi sono legati da un nesso di causa ed effetto alla tragedia - hanno spiegato al processo di Grosseto i medici legali - e i casi si riferiscono in particolare a chi rimase intrappolato per ore nella nave». Questi passeggeri ora si sono costituiti parte civile per chiedere risarcimenti all'imputato Francesco Schettino (per la prima volta assente dopo una quarantina di udienze) e al responsabile civile del processo, Costa Crociere spa. E quella di ieri è stata la prima udienza in cui i danni medico-sanitari agli ospiti della nave sono stati evidenziati sotto il piano medico-scientifico, e non solo in base a racconti dei superstiti. Le patologie di cui si è parlato in aula sono state segnalate dopo il naufragio e a distanza di oltre due anni e mezzo si sono cronicizzate e aggravate, peggiorando nettamente le condizioni di vita dei passeggeri, divenuti pazienti. La difesa - Ma l'avvocato di Costa Crociere non crede che i disturbi più gravi c'entrino con la tragedia. «Il caso di Parkinson? Lo conosciamo - ha spiegato Marco De Luca - abbiamo fatto fare ovviamente ogni genere di ricerche sulla possibile casualità di queste sindromi di Parkinson collegate all'evento, ma non abbiamo rinvenuta nessuna letteratura scientifica e nessun precedente in questo senso. Sia la compagnia di navigazione Costa, sia quella di assicurazione, hanno la più ampia disponibilità a risarcire i danni che ciascuno ha subito, tutti. Però noi dobbiamo garantire equanimità nel risarcimento: non è possibile che a situazioni identiche corrispondano risarcimenti diversi. Richieste di un milione di euro? Mi sembrano francamente elevate nei casi di chi non ha subito lesioni personali gravi». di Alessandro Dell'Orto

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