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Canone Rai, la proposta di Franco Bassanini: "Paghi di più chi ha più case"

Ignazio Stagno
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Chi possiede più case potrebbe pagare un conto salato alla Rai per il canone del servizio pubblico. Sarebbe questa la nuova riforma sul balzello tv che starebbe studiando il governo. A proporre questa soluzione per abbattere l'evasione della tassa più odiata dagli italiani è stato Franco Bassanini, presidente della Cassa Depositi e Prestiti. Secondo Bassanini il governo dovrebbe rimodulare il canone sul modello francese con un prelievo basato sul possesso degli immobili. In pratica chi possiede più case e più di una televisione "se lo può permettere, quindi è giusto che paghi di più", ha spiegato Bassanini. Il presidente della Cdp afferma che l'ipotesi di legare il canone Rai al possesso di immobili secondo Bassanini sarebbe la strada più percorribile per combattere l'evasione (che sottrae alla Rai tra i 500 e i 600 milioni di euro), ma sembra che anche il governo sia orientato a questa soluzione, piuttosto che la via della bolletta elettrica (troppi gestori) o della dichiarazione di non possesso di una tv. Il piano del governo - A dover dare una risposta sul canone è il sottosegretario allo Sviluppo, Antonello Giacomelli. In un video messaggio da Bruxelles ha annunciato "una riforma radicale del canone in base a criteri di equità e che dia certezza di risorse alla Rai, anche che sia vissuta con meno umore negativo dai cittadini. "Presto presenteremo una proposta" ha detto Giacomelli, seguita poi da una "riforma della governance che restituisca alla Rai il suo ruolo, sia per operare come azienda sia come dimensione delll'organo di governance" e una "diminuita invasività della politica". "Una riforma che presto darà certezze di risorse, equità e renderà il canone meno odioso”, ha spiegato lo stesso Giacomelli. Tassa legata al consumo - Resta comunque in piedi l'ipotesi di legare il canone ai consumi con una nuova imposta non più collegata al possesso dell'apparecchio ma al potenziale di spesa delle famiglie. Probabilmente un'imposta di consumo alla quale se ne potrebbe aggiungere un'altra – nel caso in cui l'importo per le famiglie dovesse risultate troppo alto - da applicare a tutte le scommesse fatte con i giochi in concessione dello Stato. 

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