Reggio, inchiesta choc su omicidio del 2009 : spuntano intrecci tra Vaticano, ‘ndrangheta e Stato
Il servizio segreto del Vaticano, “l'Entità” che da quattro secoli spia per conto della Santa Sede, è intervenuto nelle indagini su un delitto di 'ndrangheta in Calabria. Una vicenda, che risale al 2009, dai risvolti ancora misteriosi, raccontata da Lirio Abbate sul L'Espresso. L'antefatto - Il diciottenne Francesco Inzitari, figlio di Pasquale Inzitari, ex esponente dell'Udc, il 5 dicembre 2009 è stato raggiunto da dieci colpi mortali di pistola calibro 9, all'uscita di una pizzeria di Taurianova, alle pendici dell'Aspromonte. Secondo gli investigatori la matrice del delitto era di stampo mafioso, date le accuse di collusione fra il padre della vittima e il clan malavitoso. I testimoni del crimine non parlavano, e la polizia decise di mettere sotto controllo i telefoni; passati cinque giorni una delle testimoni riceve un sms: "Ciao Angela, ti sei ripresa un po' ? Se vuoi qualcosa non farti problemi a chiedermela. Non preoccuparti: sappiamo chi è stato. A presto". A scriverlo è un giovane prete, Giuseppe Francone, che all'epoca aveva 25 anni e affiancava il parroco di Rizziconi, paese di provenienza della famiglia Inzitari. Il padre della ragazza chiamò il sacerdote per chiedere spiegazioni. E Don Francone gli rispose di conoscere sia l'esecutore che i mandanti. Poi si mettono d'accordo: non bisogna dire nulla. Le scomode scoperte - I magistrati della procura di Reggio Calabria convocarono il prete, che però spiegò solo di "aver sentito alcune voci in parrocchia sui possibili autori del delitto che sono vicini alla cosca Crea" e di averne parlato in Curia. Ma grazie a una cimice nascosta nell'auto del parroco, i carabinieri sono riusciti a registrare una sua telefonata, in cui il sacerdote chiama il Vaticano e chiede di parlare con la segreteria di Stato. Poi si fa passare un ufficio di copertura dei servizi segreti del Santo Padre e si presenta al suo interlocutore con un codice numerico di sei cifre. A quel punto domanda di "monsignore Lo Giudice", a cui fa rapporto. Accenna all'ipotesi che qualcuno, forse dell'intelligence vaticana, possa avere "interferito" con le indagini. Evoca verbali e archivi, custoditi in Calabria, farà un controllo per vedere cosa emerge su Crea e Inzitari. Infine dice: "L'unica cosa che mi hanno chiesto è che se acquisiamo informazioni di fargliele avere". Ma sottolinea che prima di passare le informazioni ai magistrati vuole trasmetterle in Vaticano, in modo tale che possano "lavorarle" a Roma. L'ipotesi investigativa - Nel 2012 ha lasciato la Calabria e si è trasferito in una parrocchia del quartiere Prati a Roma, a pochi passi da San Pietro. L'ipotesi investigativa è che dietro l'uccisione del diciottenne ci sia una vendetta. Una punizione di sangue del clan Crea nei confronti del padre, Pasquale Inzitari, che assieme al cognato Nino Princi avrebbe fatto sapere alla polizia come catturare il padrino latitante Teodoro Crea. Il clan Crea dispone di relazioni romane molto influenti, anche tra uomini dello Stato. Una vicenda su cui il gip ha ordinato di compiere nuove indagini.