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Mafia Capitale, la Cupola a cena da Renzi

Nicoletta Orlandi Posti
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Non c'era solo Salvatore Buzzi. Erano in cinque, della cooperativa 29 giugno, presenti alla cena del 7 novembre scorso, organizzata dal premier Matteo Renzi per finanziare le casse del Pd. Di quei cinque, due oggi sono in carcere. Il primo a sollevare il dubbio, rivelatosi fondato, era stato Marco Damilano a Bersaglio Mobile, il programma de La7 condotto da Enrico Mentana. Nel corso della puntata andata in onda la scorsa settimana, con Renzi unico protagonista della serata, il notista politico de L'Espresso aveva chiesto al premier se era sicuro del fatto che Salvatore Buzzi e altri personaggi «dubbi» non fossero presenti alla cena di autofinanziamento del partito, organizzata all'Eur a Roma. Il segretario del Pd, stizzito per la domanda e infastidito dal tema, di fatto ha eluso il quesito: «Non ne ho la più pallida idea». Elenco secretato - Vista l'imbarazzante risposta il premier ha provato a salvarsi in calcio d'angolo, assicurando che esiste un elenco con gli ospiti paganti presenti al Palazzo delle Tre Fontane dell'Eur. Un elenco che, però, ancora non è stato reso pubblico sul sito del Pd. Ed è custodito nei cassetti del tesoriere del partito, il deputato renziano Francesco Bonifazi. E in quei cassetti del Nazareno continua a restare. Così Corrado Formigli, conduttore di Piazzapulita, il programma del lunedì de La7, ha deciso di andare alla radice del problema. «Siamo stati in cinque alla cena di sottoscrizione di Renzi e abbiamo pagato 1000 euro a persona», dice Claudio Bolla, intervistato da uno degli inviati del programma di Formigli. Bolla non è uno qualunque. Figura tra i soci della coop 29 Giugno di Salvatore Buzzi ed è considerato il suo braccio destro nella gestione della cooperativa. «C'eravamo io, Buzzi, Guarany e altri due che non hanno cariche...». La conferma - La conferma della partecipazione di alcuni esponenti dell'organizzazione denominata “Mafia capitale” alle cena di autofinanziamento del Pd, organizzata da Renzi, apre dunque nuovi scenari sui rapporti di Buzzi con il partito. «L'unico dubbio che mi rimane è che i tavoli costavano diecimila euro», dice Bolla, che comunque non risulta tra gli indagati. Da ex detenuto Buzzi è diventato il dominus di una cooperativa da sessanta milioni di euro. Grazie a un'impressionante sfilza di gare vinte (174) le cooperative che fanno capo a Buzzi, sodale di Massimo Carminati - il capo dell'organizzazione criminale romana - hanno ricevuto 74 milioni dalla casse del Campidoglio. La cooperativa è nata nel 1985 con i migliori propositi, tra cui reinserire nel mondo del lavoro ex detenuti. In questo caso i detenuti, però, li ha «formati» al suo interno. «A Buzzi Renzi piaceva perché era decisionista, prima non lo sopportava», racconta ancora Bolla a Piazzapulita. Alemanno e Buzzi - Ma c'è anche un'altra rivelazione clamorosa. «Il caso ha voluto che Buzzi e Alemanno abbiano passato sei mesi di detenzione insieme. Quando si vedono si riconoscono e Salvatore ne approfitta subito, perché è così». Già, è così... Ed è così anche con la politica. «La cooperativa? E che ne so», dice Bolla, «io sono di sinistra». Ma per capire davvero come funziona basta guardare la foto di Buzzi con Gianni Alemanno e il ministro Giuliano Poletti, quelle della famosa cena che hanno fatto il giro del mondo. «Se gira a sinistra si taglia qui», dice Bolla indicando Alemanno, «altrimenti se si va a destra si taglia qua». E il taglio in questo caso colpisce Poletti. Gli affari sono affari e in questi «mondi» non c'è destra né sinistra. di Enrico Paoli

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