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Torino, il giudice di pace: "Uber non fa concorrenza ai taxi"

Valeria Pacileo
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"Uber non fa concorrenza ai taxi". Questa la sentenza del giudice di pace di Torino che ha disposto dell'annullamento della multa, della confisca del veicolo e delle altre sanzioni nei confronti di un'autista fermata dalla polizia municipale lo scorso dicembre. La differenza tra i taxi tradizionali e Uber riguarda l'organizzazione del servizio: da una parte tariffe predeterminate e piazzole, dall'altra prenotazioni telematiche e tariffe flessibili. “Prima di applicare eventuali sanzioni, il servizio Uber, che sfrutta le nuove tecnologie, andrebbe disciplinato”, ha sottolineato la toga. “Non c'è alcun esercizio abusivo di taxi – taglia corto Mauro Repetti, legale di Uber – perché è evidente come le nuove tecnologie e l'avvento degli smartphone abbiano comportato un vuoto di regolamentazione nella materia del trasporto pubblico: in assenza di norme specifiche, è arbitrario ed illegittimo sanzionare UberPop, come pretendono invece di fare le amministrazioni comunali”. Da parte loro i tassisti non hanno accettato la sentenza e si sono radunati a piazza Castello a Torino.  “Il giudice di pace – commenta Valter Drovetto, rappresentante legale della categoria – ha sottovalutato il problema. Se potremo, faremo sicuramente ricorso. E comunque faremo tutto il necessario perché Uber sia considerato il concorrente sleale che è”. Per ora, quindi, non si potranno applicare le sanzioni previste per la violazione dell'articolo 86 del codice della strada, autentico spauracchio per i driver privati: confisca del veicolo, ritiro della patente per un periodo compreso tra 12 e 18 mesi e multa compresa tra 1.700 e settemila euro, a discrezione del prefetto. 

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