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La Corsica di Carloni: nel saggio Mursia nuove luci sulle ombre dell'Armistizio del 1943

Giulio Bucchi
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“Magli era un carattere burbero e di poche parole. Non era simpatico alla truppa ma sapeva mantenere la disciplina in maniera impeccabile. Era dolcissimo quando era in famiglia o nella sua tenuta pugliese che amava come pochi altri posti”. Questa la descrizione che lo storico napoletano Fabrizio Carloni dà del generale Giovanni Magli, ufficiale del Regio Esercito che gestì una degli episodi meno noti fra le tensioni italo-tedesche dopo l'8 settembre 1943. Ne La Corsica del generale Magli (Mursia, gen. 2016) Carloni, opinionista de Il Roma e già autore, per Mursia, di Gela 1943, San Pietro Infine e Il Corpo di spedizione francese in Italia, racconta ciò che accadde ai nostri reparti nelle isole del Tirreno nella “calda” estate del '43, fra la caduta del Regime fascista e l'arrivo, oltre il Brennero, delle truppe germaniche. Una pagina ancora da scrivere, quella dei 45 giorni del governo Badoglio e delle fasi immediatamente successive all'Armistizio, momenti narrati dall'autore con documenti inediti.   Carloni, cosa accadde in Corsica di tanto importante nel settembre 1943?  “La Corsica fu il terreno di transito delle truppe germaniche di presidio in Sardegna. Queste, costituite da una divisione di granatieri corazzati, da altri reparti di seconda linea, da aliquote della divisione di paracadutisti italiana Nembo che avevano rifiutato le resa agli Alleati e si erano aggregati, passarono, attraverso il porto di Bonifacio, in Corsica. Qui si riunirono alla brigata di SS germaniche che era di stanza nella parte meridionale dell'isola francese e si aprirono il passo, combattendo soprattutto contro il VII Corpo d'Armata italiano, verso Bastia e gli aeroporti che erano nei suoi paraggi per essere evacuati in Toscana”.  Chi era il generale Magli e come il suo nome si è intrecciato all'isola francese?  “Un galantuomo della vecchia scuola del Regio Esercito; veniva dalla gavetta ed aveva combattuto il Libia nella guerra italo-turca, nella Grande Guerra ed in Albania nel 1940/41. Aveva poi fatto parte dello Stato Maggiore Regio Esercito ed aveva avuto tardivamente il comando delle truppe italiane di presidio in Corsica. Era un tradizionalista, molto religioso ed attaccato a Casa Savoia ed alla famiglia. Seppe tenere bene alla mano la truppa e trattò alla pari con i francesi di de Gaulle e con gli angloamericani sbarcati ad Ajaccio, in Corsica. Soprattutto, seppe portare in salvo i militari affidategli. Cosa che pochi suoi parigrado seppero fare in Egeo, nelle Isole Ionie in Jugoslavia, Francia e Grecia in occasione dell'Armistizio”.  Basso e von Senger: quali sono stati i ruoli dei due ufficiali nei rapporti con Magli e i suoi uomini?  “Antonio Basso, comandante dell'Armata italiana in Sardegna, seppe interpretare bene il suo ruolo e trattò onorevolmente l'evacuazione dei tedeschi dall'isola. Per la sua lungimiranza ed equilibrio, a fine guerra fu condannato ingiustamente ed epurato dai gerarchi delle Forze Armate nate dalla Resistenza. Se avesse applicato le regole utilizzate a Cefalonia ed in Egeo, la Sardegna sarebbe diventata un campo di battaglia; gli episodi di La Maddalena furono per noi un tragico assaggio di ciò che sarebbe successo in questo caso. Von Senger non richiede commenti: fu un numero uno tra i generali della Seconda Guerra Mondiale e la sua resistenza a Cassino fu un capolavoro. Al momento della resa agli americani, a fine combattimenti in Italia, perse tono e decoro e non seppe mantenere l'alto livello dei suoi comportamenti precedenti”.  L'esperienza del Regio Esercito in Corsica ribalta alcune tesi, storicamente accettate, dell'Armistizio e delle sue conseguenze. Può esporcele?  “In Corsica resistemmo meglio che a Cefalonia e negli altri territori da noi presidiati perché i tedeschi avevano deciso di abbandonare l'isola francese e la Sardegna. La divisione Friuli si comportò molto male a sud di Bastia, tranne che per la componente costituita dal reggimento di artiglieria. Fummo, come quasi sempre al confronto con i tedeschi, dei principianti. I soli bersaglieri combatterono molto bene e furono all'altezza delle loro tradizioni”.  Se ci sono state, quali furono le responsabilità del Re e del governo Badoglio nella gestione delle guarnigioni isolane appena dopo la nostra resa?  “Il Re e Badoglio furono dei pavidi e degli incapaci su cui la Storia è stata univoca ed impietosa. Umberto, l'unico che avrebbe potuto scrivere una pagina diversa, non ebbe la forza di opporsi ai voleri dei suoi augusti genitori e prese la strada per l'Adriatico e salì sulla corvetta Baionetta”. di Marco Petrelli @marco_petrelli

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