Jessica e Laura: tolte da piccole alle famiglie, finite entrambe assassinate
La loro storia nera ha sempre a che vedere con la quella tribolata dei loro genitori. Madri e padri ritenuti non meritevoli di essere definiti tali. Delegittimati ed espropriati della prole. Jessica uccisa a Milano da un tranviere di periferia, così come Laura accoltellata e rovesciata dal fidanzato dentro a un pozzo a Siracusa, erano ex bambine strappate alle famiglie di origine. Ragazze cresciute fra la comunità e la strada, prima di «evadere». Una vita a scappare. Fuggono dalle loro esistenze incerte, dai vuoti mai colmati. E perfino dai loro sogni, in cima ai quali campeggia quello di una casa o di una famiglia. Utopia nel loro caso, semplicemente. Sarà allora per questo che Jessica, così come Laura e le altre uccise da un orco incrociato durante la fuga, erano madri bambine. A loro volta delegittimate e annullate com' era stato per le loro stesse madri. Aveva una figlia di tre anni, Jessica Faoro, uccisa a febbraio. Un bimbo di otto mesi e un altro di quattro anni, Laura Petrolito, assassinata sabato sera in Sicilia. Bimbi ancora una volta strappati alla loro mamma. Jessica e Laura: sono ragazze invisibili quelle come loro, incarnate all' imporvviso da un titolo di telegiornale. Percorriamoli, dunque, i loro cammini sincronizzati come da copione sui passi di un assassino. Leggi anche: Jessica, sette giorni prima di essere uccisa aveva chiamato i carabinieri Fratellini separati - Jessica viene "sistemata" in comunità da un giudice già quando nasce, nel '98. E alla periferia di Milano. Suo padre Stefano Faoro e sua madre Annamaria Natella, non hanno una casa ma solo un passato drammatico. Riavranno la loro bambina più tardi, quando lei ha due anni e perché Stefano ha comprato un bilocale di cui paga ancora il mutuo. Lui e Annamaria però litigano: al punto che Stefano viene condannato per maltrattamenti contro la moglie. Intanto però nasce Andrea, diciotto mesi più piccolo di Jessica. Passano sei anni e i fratellini finiscono di nuovo in comunità. Separati, nonostante fosse stato promesso il contrario. È il 2008 quando Jessica diventa "proprietà" del Comune di Milano: lo decide il Tribunale e lei ha dieci anni. Seguono affidamenti familiari, puntualmente falliti. Jessica finisce in una associazione, fino al 2013. Ha quindici anni quando comincia a scappare. A sedici partorisce, e la neonata viene data in adozione subito. Jessica diventa maggiorenne: e da questo momento nessuno ce l' ha più "in carico". L' assenza dei genitori, per quanto malandati fossero, diventa il perno del dramma che seguirà. La ragazza vive per strada, dagli amici, in alloggi improvvisati oppure a casa di fidanzati dal passato criminale. Fino a quando anche l' ultimo (Alessandro) del quale lei s' innamora, non finisce in cella. Don Gino Rigoldi aveva ospitato entrambi nella Comunità Nuova; e racconta che quando Alessandro (a 18 anni) viene trascinato in prigione perché fa il ladro, «Jessica impazzisce», al punto di passare le notti sotto la finestra di San Vittore, «a gesticolare a lui in modo straziante». Al tempo stesso, lei, lancia appelli su Facebook: vuole salvare i cani abbandonati e smarriti. Si prende Zen, cucciolo di pitbull, dal quale non si staccherà più. Nemmeno quando risponde all' annuncio di Alessandro Garlaschi: il tranviere dell' Atm che le offre vitto e alloggio in cambio di lavori domestici. "L' alloggio" è un divano accatastato nel cucinino, sul quale lei può coricarsi quando lui spegne la tv. Jessica si addormenta e il tranviere si presenta a molestarla, con quella deprecabile ossessione per le ragazzine. Insiste, il maniaco, fino a quando non afferra il coltello, perché lei osa ribellarsi. È così che muore Jessica, nonostante avesse chiamato i carabinieri e fosse scappata anche da quella casa. L' unica nella quale era tornata, perché era impossibile trovare altro da quando aveva l' inseparabile Zen. Laura Petrolito non cresce a Milano ma a Canicattini Bagni, paesone che divide Siracusa dalle chiese barocche di Noto. Sua madre, Angela Conti, se ne va a Palermo che Lauretta non ha ancora compiuto un anno. La piccola cresce con papà Andrea. Poi arrivano gli assitenti sociali, e il Comune di Siracusa. Anche lei, tolta ai genitori, diventa "proprietà" degli enti. Ma al sud è tutto più relativo, così Laura viene riconsegnata al padre. Comincia il ritornello delle fughe e dei ritorni a casa. A sedici anni resta incinta, è la stessa età che aveva Jessica. Il bimbo viene dato in affido alla nonna paterna. Otto mesi fa nasce un altro piccolino, il padre si chiama Paolo Cugno, 27 anni, bracciante agricolo, disoccupato a intermittenza. «Innamoratissimo», è la voce di tanti in paese. Paolo («innamoratissimo») lo sarebbe stato al punto di prendere il pugnale e avventarsi su Laura «perché era gelosa». L' ha accoltellata una, venti volte. Per poi rovesciarne il corpo dentro a un pozzo, schiacciando il coperchio perché lei non voleva andare giù. Amore deragliato - Erano andati a vivere nella piccola casa del padre di lei. Due stanze, una branda in ferro e un fasciatoio rimasto vuoto. Anche quest' ultimo piccolino è stato portato via al nonno. Perché la sua giovane mamma è stata uccisa nella carneficina di un' amore deragliato nell' odio. Ed è così che Laura, un tempo tolta ai suoi genitori "immeritevoli", non potrà più scappare. Anche lei, fino a ieri invisibile a tutti, si è di colpo materializzata in un tg. Così perfino sua madre ha parlato: «Non è vero che l' avevo abbandonata. Ci vedevamo di nascosto». Non può smentire, Lauretta. Di lei e Jessica, se ne contano mille. E per ognuna è un punto di domanda. Sono invece 5mila (almeno) i minori che ogni anno vengono tolti ai genitori giudicati «inadeguati». Del resto non esiste legge che sancisca che un figlio sia «proprietà esclusiva dei genitori biologici». Così un minore non può che restare sotto la tutela dello Stato e dell' intera comunità. Anche a costo di venire ucciso. di Cristiana Lodi