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Omicidio Macchi, condannato all'ergastolo Stefano Binda: 31 anni fa ha ucciso la 20enne Lidia

Gino Coala
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Stefano Binda è stato condannato all'ergastolo per l'omicidio di Lidia Macchi, la 20enne studentessa di Comunione e Liberazione trovata morta 31 anni fa nei boschi di Cittiglio, in provincia di Varese. La decisione dei giudici della Corte d'Appello di Varese è arrivata dopo quattro ore di camera di consiglio. Nella giornata conclusiva del processo, il procuratore generale Gemma Gualdi aveva addirittura rinunciato alla sua replica conclusiva: "Signor presidente - aveva detto ai giudici - la Corte sa. Non intendo replicare". I giudici varesini hanno inflitto l'ergastolo a Binda, arrestato solo nel 2016, escludendo l'aggravante dei motivi futili e abbietti, condannandolo invece per quella della crudeltà. Alla lettura della sentenza, Binda si è girato sbigottito cercando qualcuno tra il pubblico. Nel corso del dibattimento, durato un anno, tra le decine di testimoni ascoltati c'è stata anche Patrizia Bianchi, amica dell'imputato all'epoca dell'omicidio, che ha riconosciuto la grafia dell'uomo nella lettera anonima inviata alla famiglia della ragazza nel 1987, nel giorno dei suoi funerali. Da quel caso era stato riaperto il caso. Sul corpo della ragazza erano stati trovati quattro capelli che non sarebbero appartenuti a Binda. Secondo la difesa quei capelli appartenevano al vero assassino, ma l'accusa ha ricordato come, oltre a diverse prove, non mancavano diversi movimenti. A cominciare da quello passionale: la ragazza era innamorata e trasportata dal carattere ammaliatore di Binda, e la violenza sessuale sotto minaccia di coltello finita con l'omicidio. Vano era stato anche il tentativo della difesa di sostenere l'esistenza di un alibi dell'imputato. Quel giorno sarebbe stato in gita a Pragelato, in Piemonte, con altri amici di CL, ma lo stesso Binda non sarebbe stato in grado di ricordare un solo dettaglio di quella giornata.

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