Ponte Morandi, due anni fa l'interrogazione del senatore di Genova: "Rischio concreto di chiusura"
Sono diversi, fin troppi, i segnali che indicano come la tragedia del crollo del ponte Morandi fosse più che prevedibile. Oltre ai continui allarmi lanciati dagli esperti, come quello del prof. Antonio Brencich dell'università di Genova, anche i politici genovesi da tempo cercavano di far sentire la propria voce in Parlamento. Come il senatore Maurizio Rossi, eletto nel 2013 con Scelta Civica, che ben due anni fa aveva presentato un'interrogazione a risposta scritta al ministero delle Infrastrutture, all'epoca guidato dal Pd Graziano Delrio. Rossi rilanciava la questione della Gronda, l'autostrada alternativa a quel tratto della A10, osteggiato da anni da diversi comitati locali, sostenuti dal M5s: "Il viadotto di Polcevera dell'autostrada A10, chiamato ponte Morandi, è una imponente realizzazione lunga 1.182 metri, costituita su 3 piloni in cemento armato che raggiungono i 90 metri di altezza che collega l'autostrada Genova - Milano al tratto Genova - Ventimiglia, attraversando la città sulla Val Polcevera - si legge nell'interrogazione - recentemente, il ponte è stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti che hanno reso necessaria un'opera straordinaria di manutenzione senza la quale è concreto il rischio di una sua chiusura". Leggi anche: Marattin, il mostro di Genova. Sciacallata Pd sulla tragedia: "Speriamo che gli italiani..." Nell'interrogazione, Rossi insisteva sulla necessità di un intervento rapido e di più "ampio respiro, i mancati lavori di realizzazione della Gronda, sommati alla possibile futura chiusura totale o parziale del ponte Morandi, determinerebbero inevitabilmente il collasso dell'intero sistema viario genovese". Quel progetto però era ancora fermo e il senatore chiedeva quindi: "i motivi per i quali il necessario iter amministrativo per la costruzione della Gronda di Genova è fermo da anni e quale sia il cronoprogramma fissato per proseguire celermente nell'opera, a quanto ammontano le somme ad oggi percepite dagli aumenti autostradali concordati all'epoca con società Autostrade e se le disponibilità finanziarie, finalizzate alla costruzione della Gronda di Genova e incassate in anticipo da società Autostrade, siano state utilizzate per altre finalità o se siano state accantonate per la realizzazione dell'opera". I dubbi di Rossi si erano concentrati anche sull'effettivo stato di salute del ponte, chiedendo chiarimenti "della attuale situazione dei lavori di messa in sicurezza del ponte Morandi, gli interventi che ancora devono essere realizzati, se gli interventi saranno tali da comportare gravi disagi alla circolazione della città e la tempistica di fine lavori, e se corrisponda al vero che il ponte Morandi, viste le attuali condizioni di criticità, potrebbe venir chiuso, almeno al traffico pesante, entro pochi anni gettando la città nel totale caos".