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Ponte Morandi, l'ufficio fantasma che doveva vigilare su Autostrade: lo scandalo italiano

Gino Coala
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In attesa che le indagini della magistratura chiariscano quali siano state le reali responsabilità sul crollo del ponte Morandi a Genova, che ha ucciso 43 persone, cresce di giorno in giorno il sospetto che poco o niente sia stato fatto finora perché quella situazione venisse evitata. Leggi anche: Ponte Morandi, in Italia rischiano di crollare anche le case: la mappa del terrore Che Autostrade per l'Italia conoscesse le condizioni preoccupanti in cui versava la struttura sembra emergere sempre più chiaro dalle diverse relazioni prodotte dai tecnici soprattutto negli ultimi mesi. A cominciare da quella dello scorso febbraio, quando una perizia aveva rilevato la riduzione delle dimensioni degli stralli, i cosiddetti tiranti, di almeno il 20%. Questo quanto dichiarato nella relazione illustrata al Provveditorato, scoperta dal settimanale Espresso. Una perizia poi contestata nel merito dall'ing. Andrea Brencich, che messo in dubbio i metodi di valutazione per saggiare la resistenza del ponte: "Il margine di errore - diceva il tecnico - è più o meno dell'80%". Lo scandalo cresce quando si scopre a chi il ministero dei Trasporti ha affidato la vigilanza sulla rete autostradale, non solo la A10 che passava per quel ponte maledetto, ma su tutta la rete del nord ovest, cioè circa 1600 chilometri di strade, piene di gallerie e viadotti. In un anonimo ufficio in uno dei grattacieli di Corte Lambruschini a Genova, riporta il Secolo XIX, il Mit si è affidato per la vigilanza a un gruppetto di dipendenti, in tutto 13, "senza alcuna competenza tecnica".

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