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Massimo Bossetti, il grido dal carcere: "Io, prigioniero di Stato non credo più a niente"

Cristina Agostini
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Massimo Bossetti è in maglietta e pantaloni della tuta sdraiato su uno dei letti a castello nella cella che divide con altri due detenuti. Dopo la sentenza della Cassazione che lo condanna in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, il carpentiere di Mapello ha incontrato un politico lombardo con cui si è sfogato: "Sono due giorni che sto qui disteso, due giorni che non mangio, solo frutta", riporta il Giorno. Leggi anche: "Bossetti? Giustizia fa rima con immondizia". Feltri mai così duro Della sentenza ha saputo da una diretta in tv poi ha sentito la moglie Marita Comi: "Speravo che fosse concessa la perizia e di tornare in appello", confessa. "Se il sistema è convinto che sono stato io, perché non mi ha dato la perizia? Allora c'è il dubbio. Se siete sicuri che sono colpevole, perché non ho avuto questa possibilità? Prima di condannare uno al carcere a vita". E aggiunge, scoppiando in lacrime: "Sono in vita per la mia famiglia. Grazie a Dio la mia famiglia mi è rimasta vicino". "Mi è crollato tutto. Non credo più nella giustizia. Sono stato condannato senza avere la possibilità di difendermi. Ogni sera speravo che i giudici mi dessero la perizia. Adesso mi sento addosso un peso enorme. Mi sento un prigioniero di Stato", conclude Bossetti. 

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