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Omicidio Desirée, il padre: "Ho tentato di salvarla da quell'ambiente, ma lei era cambiata"

Caterina Spinelli
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"Avevo provato a strapparla a quel giro di droga e tossici già due, tre mesi fa", racconta Gianluca Zuncheddu, uno dei capi dello spaccio di Latina, ma anche papà di Desirée Mariottini, la sedicenne stuprata e lasciata morire dal branco di pusher nel covo di San Lorenzo. "Mi sono sempre interessato del mantenimento di mia figlia pur non avendola riconosciuta alla sua nascita - si sfoga il 38enne arrestato nel 2002 -. Desirée era cambiata, prima frequentava regolarmente le medie".  Secondo il padre, dunque, la 16enne sarebbe stata diversa da quando "frequentava il primo anno all'Istituto agrario di Latina" tanto da "mutare il suo comportamento in famiglia e le sue abitudini di vita e da abbandonare gli studi dopo essere stata bocciata". "Durante la sua frequenza a scuola - aggiunge l'uomo - sono venuto a sapere che Desirée incontrava dei cittadini stranieri nella zona delle autolinee di Latina, luogo abituale di ritrovo per tossicodipendenti e spacciatori". Così il padre - spiega Il Messaggero - racconta di essere andato lì per vedere con i suoi occhi la situazione: "Per due volte l'ho trovata in compagnia di coetanei intenti a bivaccare e, in una di queste, l'ho sorpresa con una bottiglia di vino, ho provato a toglierle la bottiglia dalle mani, ma il gruppo di stranieri mi è venuto incontro per riprendersi Desirée - racconta -. Impaurito, ho rotto la bottiglia per difendermi da quei giovani che forse erano tre o quattro". Ferito a una mano, Zuncheddu è andato a medicarsi, mentre la figlia spaventata per l'accaduto, è tornata a casa della madre. Ed è stata proprio la mamma, Barbara, a confidare all'ex compagno il timore che Desirée si drogasse: "Aveva trovato in casa residui di carta stagnola bruciata, probabilmente utilizzata per inalare o sciogliere la droga. Io stesso una volta tornando sempre alle autolinee di Latina avevo visto Desirée avvicinarsi a un cittadino di colore probabilmente per acquistare droga: in quella occasione mia figlia stringeva in mano 15 euro. Allora riuscii a portarla via con la forza". Episodi simili si sono ripetuti fino allo scorso agosto: "Sempre Barbara si lamentava dei comportamenti di Desirée e della sua necessità di andare Latina a ogni costo", aggiunge Zuncheddu che, la sera del 17 agosto, decise di aspettarla al ritorno alla stazione di Cisterna di Latina. Quella sera la sedicenne sarebbe dovuta rimanere a dormire a casa del padre e della compagna, così i due, assieme a Desirée, sono andati a casa della madre a prendere qualche vestito: "Mi ero accordato con la madre che mi sarei occupato per un po' di tempo di mia figlia. Ma nello zainetto di mia figlia ho trovato un'altra bottiglia di vino. Motivo per cui, ogni tanto la colpivo al volto con due schiaffi". Giunti sotto casa di Barbara, la ragazza è salita a prendere gli abiti, ma il padre non l'ha vista tornare: "Insospettito dal ritardo ho contattato la madre chiedendole di convincere Desirée, ma Barbara non era in casa in quel momento, e, saputo da mia figlia che l'avevo picchiata, mi ha detto di andare via - prosegue poi -. Visto però che non mi rassegnavo a lasciarla, Desirée per intimorirmi chiamò il 113 che arrivò subito. Poiché mi era vietato avvicinarmi alla madre di Desirée per un altro procedimento penale, dopo qualche giorno mi notificarono gli arresti domiciliari. Da quel momento - conclude il padre -, non ho avuto più notizie di mia figlia". Fino a quella tragica notte di venerdì 19 ottobre.  Leggi anche: Rimini, studentessa stuprata da un pakistano

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