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Pensioni, Luigi Di Maio cala la mannaia: "Tagli fino al 40%". Macelleria sociale grillina: chi piange

Giulio Bucchi
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Macelleria sociale grillina sulle pensioni. La manovra venerdì sera verrà approvata alla Camera con il voto di fiducia e tra le misure inserite all'ultimo per volontà del M5s e del ministro del Welfare Luigi Di Maio c'è il taglio alle cosiddette pensioni d'oro. Di fronte allo stop di Matteo Salvini e della Lega alla folle eco-tassa sulle auto inquinanti (tradotto: praticamente le utilitarie di piccola cilindrata, un salasso per i ceti medio-bassi e per l'intero settore), i grillini vogliono rilanciare passando dal 25% al 40% di decurtazione degli assegni dai 90mila euro lordi all'anno in su. Una norma che farà discutere. La norma, come sempre, farà discutere: saranno colpiti i più benestanti, ma si parla sempre di un diritto acquisito versando regolarmente i contributi. Leggi anche: Inps, la vergogna italiana. La differenza tra statali e privati sulle pensioni Per Di Maio però è "una questione di giustizia sociale", e assicura che le misure bandiera di M5s e Lega resteranno: "Dalle stime sta emergendo che abbiamo appostato molti soldi e le relazioni tecniche ci stanno dicendo che potrebbe servire meno denaro per la stessa platea. Quindi a febbraio la pensione minima sarà alzata a 780 euro e partirà quota 100, a marzo partirà il reddito di cittadinanza".

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