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Etna e terremoto in Sicilia, Ingv: "Non si può escludere apertura bocche a quote minori", sale l'allerta

Davide Locano
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Terremoto dopo l'eruzione dell'Etna in Sicilia: nel catanese crolli e feriti. E la situazione non pare essere delle più rosee. Infatti, "non si può escludere un'apertura di bocche a quote minori da dove si sono aperte adesso, in particolare modo nella zona di Piano del Vescovo a sud della Valle del Bove. Se ci riuscirà, non lo sappiamo". Così Eugenio Privitera, direttore dell'Ingv di Catania: i guai, insomma, potrebbero non essere terminati. "Stiamo potenziando i sistemi di rilevamento sismici e Gps della deformazione del suolo in quella zona. La forte sismicità - aggiunge - non ci lascia tranquilli. Vediamo come evolverà. La situazione ricorda quella dell'ottobre del 1984 che provocò un morto a Zafferana Etnea: è sempre la faglia di Fiandaca, che quando si muove fa danno. Non ci sono relazioni tra l'Etna e lo Stromboli perché appartengono a due contesti geodinamici diversi e hanno sistemi di alimentazioni separate", ha sottolineato. "Siccome sono due vulcani molto attivi- evidenzia - è alta la probabilità di una fase eruttiva nello stesso tempo, ma è puramente casale. E inoltre, in questo momento, non è in eruzione, ma è soltanto cambiato il livello di allerta". Privitera conclude che il "terremoto della scorsa notte è stato un evento singolo. Un episodio analogo avvenne nell'ottobre del 1984". Leggi anche: Terremoto in Sicilia, il video dei danni

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