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Multe, l'ultima porcheria dei comuni sui semafori: il trucchetto sul "giallo"

Gino Coala
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I trucchi dei Comuni per stangare gli automobilisti, anche i più attenti al rispetto del codice della strada, sono tanti e fantasiosi, di certo a prova di bomba, tanto da resistere anche ai ricorsi più agguerriti alla Cassazione. L'ultimo caso riguarda Bologna, i giudici del Palazzaccio l'11 gennaio hanno ribadito ancora una volta che non c'è scampo per chi "brucia" il giallo che nel frattempo è diventato rosso, dopo che i tecnici comunali ne hanno ridotto vergognosamente il tempo di accensione. Secondo la sentenza della Cassazione, è irrilevante il tempo del segnale di "avvertenza" per la validità della sanzione pecuniaria perché sempre legata a un criterio di normale prudenza. Il Codice della strada sul caso in questione parlerebbe chiaro, secondo i giudici, e cioè che quando scatta il giallo "il conducente è tenuto a rallentare e a predisporre il veicolo all'arresto". Leggi anche: Tutor in autostrada, una farsa all'italiana: soltanto 31 quelli attivi Il caso bolognese ha attraversato tutti i gradi di giudizio, nel corso dei quali è stata verificata l'omologazione del semaforo. Era stato accertato che la durata del giallo fosse brevissima, ma il dato è stato sempre considerato inifluente ai fini della validità della multa. Il malcapitato automobilista era stato beccato dalle telecamere mentre attraversava l'incrocio a semaforo già rosso, ma ogni giustificazione è stata vana: non esiste una regola che imponga una durata minima, anche se la Corte ha stabilito che "una durata superiore ai 3 secondi deve senz'altro ritenersi congrua". Ma i comuni difficilmente recepiranno il "suggerimento" dei giudici, rischiando di rinunciare a milioni di euro di entrate sicure.

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