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Evviva gli Alpini, sono portatori di civiltà

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Davide Locano
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Dio salvi gli alpini e i loro sorrisi che richiamano -come diceva l' alpino Don Gnocchi- certi fiori selvatici, gelosi e irsuti delle loro montagne. Vederli all' opera è un affresco di civiltà: è un po' come mescolare gli ideali di Greenpeace, gli spazzacamini di Mary Poppins e l' efficacia strategica del generale Patton. Arrivano cinquecentomila alpini da ogni parte dello Stivale; e su Milano cala una falange armata di nitore e simpatia. Mentre scrivo inizia l' invasione. Gli alpini, con la loro annuale adunata oceanica, stanno facendo breccia nella cerchia fighetta dei Navigli, inondano il centro, espugnano le periferie. Ed è, vi assicuro, uno spettacolo di invincibile allegria. Ecco che battaglioni antigraffiti di volontari in penna nera armati di spugne, secchi e vernici, restituiscono a muri, giardini, parchi e panchine del Municipio 3 una dignità perduta. Eppoi, ecco quella massa di anima belle transitare dal quartiere-cuscinetto di Rogoredo e piantare 100 querce. Eppoi, ancora, ecco l' orda delle truppe di montagna che transuma dal parco Lambro e bonifica la vegetazione e ripristina l' alveo del fiume. Eppoi eccola, di nuovo, pronta a marciare lungo la ciclabile che porta all' Abbazia di Chiaravalle, e piantumare l' impossibile. Infine, ecco gli alpini colonizzano il parco Sempione e qui costruiscono a ritmo giapponese -come fanno, da sempre, con i pozzi in Africa, le scuole a Kabul o gli ospedali ad Herat- una cittadella di 24mila metriquadri. Cittadella che subito si trasforma in un' agorà brulicante di maxi schermi, e tavole imbandite cariche di cibo, famiglie e sorrisi, e frigoriferi aeroportuali, e ospedali da campo, e cori classici e/o aggiornati carichi di storie nuove e antiche intonate, indiscriminatamente, verso tutti gli dei di ogni Pantheon purché abbiano una penna nera. Sembra banale a dirsi, ma gli alpini sono il terminale di uno strano fenomeno fisico, lo chiamerei il "cleaning automatico dell' assembramento sociale". IGNOTI IMBRATTATORI È incredibile, ma trasudano cultura civica come se il civismo fosse un ferormone impazzito: stringono mani, spargono ideali, puliscono anche -e soprattutto- dove non sporcano. Tanto i momenti successivi ai concerti (ultimi quello del 1° maggio che ha reso una delle piazze più belle di Roma una discarica eterogenea), ai cortei e ai comizi pattume e cartacce rappresentano una semina democratica; be', tanto il passaggio degli alpini sembra quello delle pubblicità del Mastro Lindo: che pulito ti ci vedi, perfino con un odoroso retrogusto di grappa appena munta. E tutto questo nonostante qualche cretino ideologico, qualche fesso dell' autonomia spinta, abbia imbrattato i loro gazebo, distrutto le loro postazioni, infranto le loro vetrine. Gazebo, postazioni e vetrine ripulite e ricostruite in un nanosecondo, ça va sans dire. Gli alpini sono leggenda. Qui a Milano la loro economia di scala s' è perfino adattata ai tempi: l' indotto dell' Airbnb, il business della condivisione degli appartamenti specie nelle periferie, è aumentato del 7% in 24 ore; i negozi hanno triplicato gli incassi; le scorte di derrate alimentari sono in via di esaurimento. E, davvero, questo rievoca i loro piccoli grandi gesti di solidarietà, il loro eroismi quotidiani. Loro che veleggiano nelle alluvioni e penetrano nelle calamità naturali; che sono sempre tra i primi ad arrivare, tra i primi ad aiutare, tra i primi a costruire cittadelle temporanee di soccorso. Nel 1928 in Carnia, nel 1963 a valle del Vajont, nel 1968 in Belice, nel 1980 in Irpinia quando la Protezione Civile era ancora nel grembo di Giove, nel 2009 a L' Aquila. FONDI RACCOLTI Tiro fuori qualche dato statistico dal cassetto, estratto da L' Alpino, il giornale dell' Ana (350mila copie, avercele): magari non è aggiornatissimo, ma semmai è un report in difetto. Gli alpini sono l' istituzione che tra fondi in danaro, ore di lavoro prestate gratuitamente (1 milione e settecentomila nel 2017) e infrastrutture costruite, raccoglie ben 52 milioni di euro. E il suo bilancio è cristallino come le acque d' un laghetto montano. Il 52% di quelle quote e destinato ad enti benefici; il 4% per "manifestazioni patriottiche"; il 9% per le missioni; il 16% va alle parrocchie; il 15% viene investito in scuole e iniziative per i giovani; il 4% allo sport; il 2% per "alpini in armi"; l' 8% agli anziani; il 10% alla voce "banco alimentare" e il 52% alla "comunità". Gli alpini hanno ricevuto, negli anni, 218 medaglie d' oro al merito militare e-soprattutto- civile. Nessun altro ente, associazione, congrega, confraternita o club privato italiana può vantare numeri del genere. Inoltre, gli alpini non sono ideologici. Come i carabinieri agiscono attraverso automatismi di puro spirito di servizio; per dire, se faccio il paragone con che cosa s' è trasformato l' Anpi mi accartoccio nella malinconia. Viva gli alpini. Altro che folklore, pance foderate di retorica e palati votati alla ciucca... di Francesco Specchia

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