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Silvia Romano, una drammatica svolta dal Kenya: "Perché doveva sparire", la pista dello stupro

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Teresa Pica
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Sono passati quasi 6 mesi da quando Silvia Romano è stata rapita a Chakama. Da allora non si è avuta alcuna notizia certa, sono state diffuse alcune voci riguardo alla sua morte e alla possibilità di non rivederla più ma senza avere nessun dato che lo accertasse. Si apre ora uno spiraglio che potrebbe portare alla soluzione dell'enigma riguardo a questo episodio criminale, come riporta Il Fatto Quotidiano. La ragazza milanese potrebbe essere stata testimone di un episodio di violenza e qualcuno avrebbe potuto farla rapire per evitare le gravi conseguenze provocate da una sua possibile denuncia. Nei mesi scorsi più volte sono state messe in giro notizie inventate secondo cui Silvia sarebbe stata portata dai suoi rapitori in Somalia, ipotesi poi scartate dagli inquirenti. Leggi anche: Papa Francesco, Vittorio Sgarbi e la soluzione perfetta per l'elemosiniere: "Dove va piazzato" Rimangono aperte delle domande, per esempio, nessuno conosce le ultime telefonate di Silvia perché non si sa dove sia finito il suo telefono che era rimasto nella sua stanzetta di Chakama al momento del suo rapimento. È rimasto spento e bloccato per 40 giorni, poi qualcuno l'ha acceso e i messaggi whatsapp che le erano stati indirizzati sono stati ricevuti.Quindi il cellulare è rimasto inattivo ed è rimasto così per settimane. Altro mistero: che fine ha fatto la scheda telefonica italiana di Silvia. Non era installata su nessun telefono perché lei in Kenya non la utilizzava. Riposta da qualche parte in camera sua nel villaggio dove soggiornava, è sparita. Dalle risposte date dagli inquirenti italiani recatisi in Kenya e a Nairobi emerge che il Paese non è certamente un esempio di trasparenza. Si continua a sperare in una forte pressione diplomatica che potrebbe portare a una chiara definizione della questione con la consapevolezza che non si sa se la ragazza tornerà mai a casa.

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