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Matteo Salvini sfida la giudice che sta coi migranti e contro il Viminale: "Brava, candidati"

Giulio Bucchi
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"Se vuole cambiare le leggi, deve candidarsi". Matteo Salvini punta il dito contro un magistrato di Firenze, Luciana Breggia, che "dà torto al Viminale, contesta il sistema d'accoglienza e partecipa a dibattiti con Mediterranea". Insomma, specialmente in materia di immigrazione e sicurezza, non esattamente una garanzia di terzietà secondo il ministro degli Interni.  Leggi anche: Salvini, al Viminale gira un sondaggio (decisivo). Su cosa cadrà il governo La toga,  presidente della sezione specializzata per l'immigrazione e la protezione internazionale del Tribunale di Firenze, lo scorso 15 maggio ha emesso una sentenza significativa negando al Viminale la possibilità di impugnare una decisione del Tribunale di Firenze che ha disposto l'immediata iscrizione all'anagrafe del Comune di Scandicci di un richiedente asilo. In sostanza, la sentenza Breggia strappa al ministero la possibilità di opporsi, lasciandola esclusivamente all'autonomia dei sindaci e contrastando un orientamento giurisprudenziale consolidato. Il rischio così è avere interpretazioni difformi sul territorio e su un tema delicato come quello anagrafico. A marzo scorso, intervistata da Famiglia cristiana, la Breggia non negava il proprio impegno civile pro-migranti: "Giro molto per le scuole e scrivo di quegli uomini ridotti in condizione di schiavi". Posizioni mai nascoste, peraltro. È stata relatrice alla presentazione del libro L'attualità del male, la Libia dei lager è verità processuale, insieme alla portavoce della Ong Mediterranea Alessandra Sciurba. Il libro peraltro è di Maurizio Veglio, avvocato membro della Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione schierata a sostegno delle Ong. "La democrazia è bellissima - ha commentato Salvini, polemico -: invito questo giudice a candidarsi alle prossime elezioni per cambiare le leggi che non condivide. Ma mi aspetto che un magistrato applichi le norme, anziché interpretarle”.

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