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Silvio Berlusconi e l'attentato a Costanzo, pure i giudici sono in imbarazzo

Maria Pezzi
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 E così, secondo carte affastellate presso la Procura di Firenze, Silvio Berlusconi è accusato di essere il mandante della mancata strage che avrebbe dovuto stroncare la vita di Maurizio Costanzo e Maria De Filippi. Era il 14 maggio 1993, alle 21.35 circa, un' autobomba esplose in via Fauro, causò ingenti danni, ferì ventitré persone, ma l' obiettivo fu mancato. È merito degli avvocati Franco Coppi e Niccolò Ghedini aver costretto la poderosa macchina della Giustizia italiana a sputare questo verme che ha in pancia da circa venticinque anni, infine rivitalizzato da rivelazioni alquanto finte registrate durante l' ora d' aria di un mafioso al 41 bis. La Procura ha spiegato che tutto questo è «un atto dovuto». Come dire: non è una cosa seria, ma intanto questa roba sta lì, è un macigno appeso per aria pronto a cascare in testa non solo al Cavaliere di Arcore, ma alla storia d' Italia, per trasformare il voto dato dagli italiani circa 220 milioni di volte in un consenso alla mafia stragista. Tutto questo è grottesco. Non si trovano parole. Sia chiaro. La volontà berlusconiana di assassinare le sue due galline dalle uova d' oro è soltanto la novità rispetto alla gragnola di reati che gli sono stati appioppati in ipotesi e sono ancora lì sospesi come il ghiacciaio che ci si aspetta di ora in ora precipiti dal Monte Bianco. Anzi, per proporzioni e conseguenze, più somigliante alla faglia di San Andreas in California con la sua minaccia di sisma apocalittico. Pentiti - Berlusconi avrebbe, secondo i sospetti che hanno avuto la forza sufficiente per incidere il nome di un presidente del Consiglio in un fascicolo per numerose stragi e impediscono tuttora di escluderne responsabilità, concordato con Cosa Nostra gli attentati di Milano (via Palestro), Firenze (Georgofili, qui è perita anche una neonata) e Roma (Velabro) del 1993, al fallito attentato all' Olimpico del '94. Questo si sapeva, era stato scritto. Ma da ieri sappiamo anche che avrebbe studiato "la pianificazione" dell' autobomba contro Costanzo e del fallito agguato al pentito Salvatore Contorno del 14 aprile 1994 a Formello. Colpisce soprattutto per l' assoluta incongruenza il caso Costanzo. Facciamo fatica a mantenerci composti, ma Giovanni Falcone predicava di "seguire il denaro" per capire l' origine dei delitti. In questo caso Berlusconi avrebbe concordato di farsi un danno da solo? Ci ripugna dover introdurre un simile discorso, quando il rapporto tra i due non era soltanto una questione di affari ma affondava in un' idea comune di televisione. Per approfondire leggi anche: Alessandro Sallusti difende Silvio Berlusconi Monnezza - Lasciamo perdere. Anzi no. Occorre capire come sia possibile che una simile monnezza accusatoria sia viva e vegeta nel ventre della Repubblica seminando infezioni, e rendendo ridicola presso le persone di buon senso la reputazione dei Tribunali. Coppi e Ghedini hanno voluto che il serpente a sonagli uscisse dalla cesta della magistratura prima che fosse usato per mordere il loro cliente oggi eurodeputato quasi 83enne. Ci spieghiamo. A Palermo è in corso il processo d' appello sulla trattativa Stato-Mafia in cui è coinvolto Marcello Dell' Utri, condannato in primo grado con fior di mafiosi come Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, e fior di galantuomini come i generali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni. Un processo incredibile, con una sentenza cervellotica, smentita dall' assoluzione dell' ex ministro Calogero Mannino per fatti e accuse identiche ma in un processo diverso. La difesa di Dell' Utri ha chiamato a deporre Berlusconi, perché sbugiardasse le accuse contro l' amico di una vita. Gli avvocati hanno valutato che accettare l' interrogatorio, oltre a non aiutare per nulla Dell' Utri, avrebbe esposto Berlusconi a un' autobomba sia pur metaforica ma spaventosa, vista la dichiarazione del primo promotore di questo processo, il pm Nino De Matteo, ora alla direzione nazionale antimafia. Come riportato in un titolo del Fatto quotidiano sentenziò alla notizia della condanna di primo grado: «Dell' Utri cinghia di trasmissione tra Berlusconi e Cosa nostra». Come indagato in reato connesso ha la facoltà di non presentarsi. Ci piacerebbe molto che Berlusconi in Corte d' Assise d' Appello a Palermo potesse esprimersi come sa, quando liquidò nel 2013 Travaglio spolverando la sedia dove prima aveva posato le terga il suo avversario storico, scuotendoselo via quasi fosse un botolo attaccato ai suoi calzoni. E capiamo Dell' Utri che desidera una prova d' amicizia. Ma entrare in quel tribunale, con le premesse enunciate sopra, è come tuffarsi nel fiume Congo coi coccodrilli. Palese idiozia - Certo Silvio ha un' arma: sventolare come una prova a discarico la palese idiozia del suo coinvolgimento nell' attentato a Costanzo e De Filippi. In un Paese dotato di logica e senso del ridicolo, sarebbe una lesione definitiva per la credibilità della pubblica accusa. Ma l' Italia è l' Italia e la Sicilia di più. Alt. Ho rintracciato il movente che potrebbero tirar fuori per la decisione di sopprimere in un colpo solo Maurizio Costanzo e il suo Show. Lo ha enunciato il 14 marzo del 2001 il già citato Marco Travaglio nella celebre intervista a Daniele Luttazzi su Rai 2. Spiegò il nesso «a livello cronologico» tra le stragi del '93 e l' autobomba di Via Fauro. «Maurizio Costanzo era uno, all' interno della Fininvest, ferocemente contrario alla nascita del partito della Fininvest, cioè alla scesa in campo della Fininvest in politica. Insomma, è un bel quadretto». Praticamente. Come Confalonieri, come Letta, come Mentana era contrario all' ingresso in politica. Ma Costanzo di più: lo era ferocemente. Allungando il collo e digrignando le gengive? E per questo Silvio ha chiesto alla mafia di ammazzarlo? Fantastico. Ci sono voluti diciotto anni e mezzo per scoprire che questo «livello cronologico» avesse molto colpito le procure. Che pena. Che Paese. di Renato Farina

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