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Shoah, il rabbino al Papa:

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"Il nazismo non era ateo"

Albina Perri
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 Il Papasbaglia. Questo è il sunto dell'intervento di Riccardo Di Segni, rabbino capo della comunità ebraica di Roma,dopo l'angelus di domenica di BenedettoXVI. La critica del religioso arriva perché Ratzinger ha attaccato la cultura nichilista, come già avvenuto inaltre occasioni con modi differenti, paragonandola al nazismo. Il rabbino perònon ci sta: “Quello del nazismo ateo è un mito da sfatare, le Ss avevanoscritto sul cinturone «Dio è con noi» e durante la deportazione dal ghetto diRoma nel 1943 furono rilasciati per ordine di Berlino gli ebrei convertiti alcristianesimo. Inoltre il Papa ancora una volta parlando della Shoah non chiama in causa leresponsabilità dei tedeschi e della Germania”. In realtà forse Di Segni si è confuso perchè "Dio è con noi"( in tedesco Gott mit uns) era il motto inciso sulle cinture della Wehrmacht, l'esercito regolare, e non su quelle delle SS. Le tristemente famose truppe in divisa nera come motto avevano (Meine Ehre heißt Treue, "Il mio onore è la lealtà"). Comunque il discorso del Ponteficeè quello tipico di un teorico come è Ratzinger: nel condannare ancora una volta il nazismo con le sue terrificanti declinazioni,come i campi di sterminio, il Papa ha esteso il discorso per riaffermare lasupremazia di Dio e le sue leggi sull'uomo. Il paragone che istituisce traumanesimo cristiano e umanesimo ateo non è lì per caso. Di Segni si aspettava forseun intervento più ‘politico' con una ferma e decisa condanna del nazismo intoto, compresi gli aspetti che lo vedevano legato al mondo, e alle istituzioni,cattoliche. Questo però è Joseph Ratzinger, un Papa teologo, così attento all'epocain cui vive da ripristinare l'uso della messa in latino. L'intervento del rabbino – “Non vedo passiavanti – ha affermato Di Segni - il problema resta la sua interpretazione dellaShoah e del nazismo, cioè una banda di delinquenti che tenne in pugno l'interanazione tedesca. Rispetto a questa tesi, l'Angelus non porta sostanzialimodificazioni. Da varie parti Benedetto XVI è stato contestato nelle visite adAuschwitz e al Memoriale dell'Olocausto 'Yad Vashem' perché tiene ben distintela Germania e il popolo tedesco dalle responsabilità del nazismo. Rispetto aquesto problema, non mi sembra che ora il Papa si sia spostato dalla sua linea”.In sostanza Di Segni critica il Papa perché nelle parole di Ratzinger non cisono mea culpa: alle brutalità naziste hanno partecipato, magarisilenziosamente, anche le istituzioni della Chiesa. Per Di Segni sottolinearesolo il concetto che il nazismo è “un'ideologia anticristiana che volevacolpire la fede cristiana nella sua radice abramitica  porta quasi ad una paradossale conclusione:che gli ebrei avrebbero pagato, solo loro per conto dei cristiani, un odio chenon li riguardava nemmeno tanto direttamente. E ciò senza menzionareabitualmente i responsabili, complici o silenziosi”. La questione Benedetto XVI e nazismo – Il Papa, forse anchesolo per le sue origini tedesche, ha dovuto da subito affrontare molte critichee diffidenze. Il Manifesto, quotidiano comunista, lo aveva caricato a testabassa suggerendo suoi possibili legami giovanili col nazismo. Benedetto XVIaveva già dovuto chiarire, da cardinale, questa situazione, ricordando comeegli fosse stato costretto a soli quattordici anni, insieme a tutti i suoicoetanei, ad arruolarsi per legge nella Hitler-Jugend(Gioventù Hitleriana), che nel 1941 contava ben cinque milioni di partecipanticoscritti, cioè obbligati ad iscriversi. Il Pontefice aveva aggiunto che versola fine della guerra, quando aveva appena sedici anni (Joseph Ratzinger è natoil 16 aprile 1927), prestò per breve tempo servizio militare nei serviziausiliari antiaerei, prima di disertare nel 1944, ed in questo periodo egli nonsparò mai un colpo, né prese mai parte a combattimenti, ai quali comunque non avrebbepotuto partecipare a causa di un infortunio alla mano.  

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