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Gay Pride, 20mila a Milano. Pisapia: "Batteremo chi blocca i diritti"

Il corteo invade corso Buenos Aires e il sindaco è in prima linea: "Siamo una città senza discriminazioni, il governo ci imiti"
di Eleonora Tesconi domenica 30 giugno 2013

2' di lettura

Una prima donna al Gay Pride di Milano: è il sindaco Giuliano Pisapia, che alla testa del corteo (tra 20mila e 50mila le presenze stimate) sale su un camion per salutare "dall'alto" i partecipanti alla parata. Ricordando di essere il primo sindaco milanese a prendere parte a una manifestazione di questo tipo, Pisapia esorta la folla a "guardare oltre" con queste parole: "Ogni giorno ci impegneremo e andremo avanti perché Milano sia sempre di più una città senza discriminazioni. Abbiamo già sognato insieme e abbiamo già raggiunto obiettivi e risultati. Sono ancora pochi, andiamo avanti". Dal palco allestito per l'evento al termine del corteo, Pisapia rilancia poi la battaglia per i diritti civili: "Insieme - ha detto - diciamo con fermezza da Milano e con le altre città che sono in piazza oggi, che vinceremo su chi cerca di bloccare la tutela dei diritti perché non è più possibile. Oggi - ha aggiunto - Milano è ancora più bella perché ci sono tanti colori e tanto è il rispetto per i diritti di tutti". A chiamare in causa direttamente il legislatore è invece l’assessore alle Politiche sociali di Milano, Pierfrancesco Majorino, presente con i colleghi di Giunta, Piefrancesco Maran e Cristina Tajani: "A Parlamento e Governo diciamo di uscire da questo immobilismo. Noi da un punto di vista strettamente amministrativo abbiamo già fatto molto. Questa - ha proseguito - non è una manifestazione di una piccola parte, qui c'è tutta Milano, la città che vogliamo". Soddisfazione dunque nel coordinamento che ha organizzato la parata, per la quale sono accorsi in piazza migliaia di partecipanti, fomentati personalmente da Marco Mori, presidente dell’Arcigay locale, che punta il dito direttamente contro l'ex vice sindaco, Riccardo De Corato, "che continua a dire che corso Buenos Aires per i gay è una vergogna". "Vergogna è lui - ha tuonato Mori -, che falsifica la verità. I commercianti non hanno espresso nessuna problematica, ma attenzione. E poi noi non siamo solo una minoranza, ma la maggiore delle minoranze. Se ci fermiamo noi, si ferma tutto, e non solo i parrucchieri". Pensiero condiviso anche da un rappresentante degli esercenti della frequentata via milanese: "Se non avessero scelto corso Buenos Aires - ha assicurato - ci saremmo offesi".

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