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L'ultima vittoria di Bertone: perché gli italiani hanno perso

di Nicoletta Orlandi Posti domenica 17 marzo 2013

Tarcisio Bertone

2' di lettura

E' calato il gelo a piazza San Pietro quando è stato fatto il nome di cardinal Jorge Mario Bergoglio. Nessuno se lo aspettava: in molti erano pronti all'idea che il successore di Benedetto XVI fosse Angelo Scola (per molti era certo, scontato), altri confidavano in Odilo Scherer, e altri ancora in Timothy Dolan. Ma al Papa argentino non ci pensava nessuno. Si pensava che il suo nome fosse stato bruciato nel 2005, quando secondo le ricostruzioni fece un passo indietro per favorire l'elezione di Joseph Ratzinger in un Conclave molto aspro. Ma cosa è successo mercoledì 13 gennaio nel chiuso della Cappella Sistina? Perché i favoriti, e in particolar modo l'arcivescovo meneghino, non ce l'hanno fatta a prendere almeno 77 voti e ad essere eletti come nuovo Pontefice? Bertone vs Scola - Oltre al fuoco di sbarramento di questi giorni sui suoi rapporti con Comunione e Liberazione, a bloccare la strada al cardinale di Milano è stata la decisa opposizione di parte degli altri italiani in Conclave. Una forte azione anti-Scola è stata messa in campo da parte degli elettori italiani nel pre-Conclave, durante il quale Tarcisio Bertone, il segretario di stato dell'era Ratzinger, molto avversato ma ancora molto potente in Vaticano, aveva provato ad imporre un suo candidato. Scola partiva con un pacchetto iniziale di una quarantina di voti, in gran parte stranieri, che nei primi scrutini non ha raccolto le ulteriori adesioni necessarie ad arrivare al quorum dei 77 voti necessari all'elezione.  Gli indecisi - A ridosso di Scola, almeno in partenza, veniva dato il brasiliano Scherer, espressione dell'episcopato latino-americano ma con forti agganci in Curia, un passato nella Congregazione dei Vescovi e il presente nella Commissione di Vigilanza Ior. I due fronti, quello pro-Scola e quello pro-Scherer, in qualche modo si sono come annullati a vicenda, non hanno raccolto l'afflusso degli "indecisi". Entrambi con il percorso bloccato, hanno dovuto quindi lasciare il campo già alla quinta votazione al nome di Bergoglio. Su di lui sono confluiti molti degli incerti della vigilia, ma anche il ventaglio di porporati che spingevano per l'elezione di un non-europeo come segnale di svolta rispetto a una Chiesa del Continente che secondo molti non esprime più lo slancio necessario a vincere le sfide globali di oggi. E segni di questo, secondo molti vescovi extra-europei, sono stati anche la stagnazione nelle lotte di potere in Curia, gli scandali, precipitati complessivamente nella bufera Vatileaks.   

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