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La fase 2 delle prostitute: tariffe e precauzioni sanitarie, l'impensabile sorpresa al ritorno in strada

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Michele Focarete
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Lunida, albanese dai lunghi trascorsi è tornata. O meglio, non è mai sparita. Ma con il Coronavirus in agguato, si era tolta dalla strada ed esercitava in casa. «Solo con clienti affidabili», giura, «e con le dovute precauzioni». Adesso, con la Fase due, è riapparsa sul marciapiede, al suo solito posto in zona viale Abruzzi. Porta la mascherina, ma gli amanti di questo genere sanno che esercita il mestiere più antico del mondo. Così Lunida che ha sempre con sé almeno due cellulari, oltre a fissare incontri per telefono, adesca sulla via e consuma in casa.nMa sono tornate anche le nigeriane Aita e Goldina. Sempre sulla loro arteria che porta a Paullo. E sempre sullo stesso seggiolino di plastica in eterna attesa. Trattano il prezzo col cliente a dovuta distanza e se l'accordo va a buon fine, allora ci si apparta con la mascherina. Anche i prezzi non sono cambiati: 30 e 50 euro.

JOGGING
Persino la montagnetta di San Siro ha ripreso il jogging-love, che non è certamente nell'elenco delle attività sportive che possono ripartire dopo il lockdown. Ma alcune scene non lasciano spazio ad equivoci. Anche qui, con l'accorgimento in più della mascherina che serve pure per passare inosservati. Fino verso l'alcova: un bagno chimico. Lei è romena, bionda, sulla trentina, minigonna e mascherina bianca. Il primo cliente arriva alle 11.30. Un uomo di mezza età che finge di fare jogging all'interno del polmone verde. Qualche giretto a passo spinto. Poi, quando i battiti cardiaci saltano in gola, sparisce. Si infratta e riappare accanto alla prostituta che poi segue fino al posto convenuto. E entrano uno alla volta per non dare nell'occhio. Più in la, verso la sbarra di ferro che blocca il transito alle vetture c'è Adalia, anche lei giovanissima e romena di Urseni. Tra le più gettonate.

RICHIESTA
Insomma, questo «Jogging-love» rende anche in tempi di pandemia. «Tre clienti su cinque», dice in un italiano corretto e con una vena di spirito, «sono dei maratoneti del sesso». E ancora: «Alcuni uomini preferiscono fare l'amore nei servizi, dicono che si sentono più sicuri. A me non cambia molto, sono sempre 30 euro». Poi racconta di sé e di quando, sette anni fa, è venuta in Italia per fare i soldi. «Qui nessuno ti fa niente. Se prendi una multa, non la paghi, perché è difficile farcela recapitare. E nessuno va in galera se fa la prostituta». Nel parco, tra i cespugli, si trovano confezioni vuote di preservativi. Ma anche guanti in lattice, dispenser di amuchina e mozziconi di sigarette. Al riparo dagli sguardi più indiscreti e dal mondo.

CARIOCA
Su via Novara c'è un trans di nome Vanda. Almeno così dice di chiamarsi e dice anche di avere trentasei anni. L'accento tradisce il suo essere carioca. Abbronzato, capelli biondi lunghi che sanno di parrucca. Un fisico asciutto in un tubino argento che gli fascia il corpo come una geisha. Tacchi da 12. «Sono qui dalla disperazione», esordisce con voce profonda dopo aver messo la mascherina sul volto che teneva abbassata. «Toccata e fuga. Del resto, meglio qualche cliente al volo che mettermi in fila alla Caritas o al banco dei pegni». In tarda serata, si possono trovare «femminielli» anche in viale Zara. Esattamente uno in piazza Caserta e l'altro all'angolo con viale Marche. Entrambi sudamericani e senza mascherina «per non disturbare la visione del prodotto in vendita». Mentre le prostitute di lungo corso di viale Lunigiana e via Murat, fanno sapere via social network che riprenderanno l'attività a breve.

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