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A Cesenatico gli albergatori si inventano "il cibo romagnolo dove vuoi tu"

Gianluca Veneziani
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A Cesenatico gli albergatori, per incoraggiare il turismo, hanno deciso di mettere a disposizione il cibo ai clienti dove a loro è più comodo, in camera d’albergo, in un parco o in giardino, perfino in spiaggia. Per evitare che nelle cucine, vista l’emergenza, non ci siano le figure professionali richieste, ad esempio il cuoco, gli alberghi punteranno sul delivery, la consegna vitto sul posto, in qualsiasi luogo del paese si trovi in quel momento il turista. È un’idea nata dalla collaborazione tra albergatori, ristoratori e stabilimenti balneari, annunciata due giorni fa in una conferenza congiunta tra Adac Federalberghi (Associazione degli Albergatori di Cesenatico), Confcommercio, Cooperativa bagnini, Confesercenti, Cna e Confartigianato, e sostenuta anche dal Comune. 

L’iniziativa avvantaggia naturalmente il cliente che può ricevere i pasti nel luogo che preferisce, senza sentirsi obbligato a consumarli in albergo, pur avendo optato per una pensione completa. In più favorisce gli alberghi che, con questa offerta, possono attrarre più clienti, ma allo stesso tempo non esporsi troppo al rischio suddetto. E avvantaggia i ristoratori che potranno preparare cibi da consegnare ai clienti ben oltre le mura del proprio locale, vedendo aumentare dunque le richieste. Inoltre, attraverso delle convenzioni, favorisce gli stabilimenti balneari: i bagni che aderiranno all’accordo potranno servire il pasto (pranzi e una volta a settimana cena a bordo mare) al turista attraverso i propri servizi di ristorazione. Infine c’è un vantaggio per artigiani e negozianti al dettaglio: in alberghi, ristoranti e stabilimenti balneari saranno infatti esposti i prodotti tipici del luogo con esortazioni a comprare e mangiare romagnolo. 

A caldeggiare l’iniziativa ci pensa Giancarlo Barocci, presidente degli albergatori Adac: «Contiamo di vedere la partecipazione di almeno il 20% degli albergatori. La chiusura delle cucine consentirebbe una situazione più rilassata a proprietari, dipendenti e turisti. E darebbe un paracadute in caso di indisponibilità del personale legata all’emergenza. Ecco perché dobbiamo essere pronti al delivery». 
L’idea è uno stratagemma intelligente per far fronte al calo del turismo che sulla riviera romagnola «rischia di ridursi del 70%, con relativa contrazione dell’incasso», dice Barocci. Ed è anche un modo per resistere alla scarsità di sostegni da parte del governo. L’esecutivo, al momento, ha garantito agli albergatori un credito di imposta, chiedendo però in cambio di anticipare il bonus vacanze per i loro clienti. «L’unico vero aiuto per la categoria», continua Barocci, «sarebbe piuttosto un sostegno a fondo perduto, tarato sull’incasso mancato rispetto allo scorso anno. In più chiediamo uno scudo penale affinché, nell’eventualità di un contagio, la responsabilità penale non ricada sul gestore».

Oltre che una misura di emergenza, tuttavia, l’idea di un hotel con delivery potrebbe essere un’ipotesi per una strategia turistica futura. Si tratterebbe di trasformare cioè gli alberghi in strutture diffuse permanenti, che offrono i propri servizi ben al di là della propria sede, andando letteralmente incontro al cliente e coinvolgendo tanti altri operatori turistici del territorio, da chi lavora nel settore balneare a chi opera nelle ristorazione. E così provando a sconfiggere la crisi da Covid con la creatività e il coraggio. 

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