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Roberto Speranza sotto accusa: la bistecca italiana rischia di sparire, porte aperte all'importazione europea

Attilio Barbieri
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La carne italiana rischia di sparire dagli scaffali dei supermercati a beneficio di quella importata. Oltre a scontare un forte differenziale in termini di costo del lavoro, carico fiscale e contributivo e una burocrazia asfissiante, sui nostri allevatori si sta abbattendo una nuova tempesta a base di nuovi adempimenti da rispettare, dettati dal Ministero della Salute. In piena emergenza coronavirus, il dicastero retto da Roberto Speranza ha deciso di rinunciare ad un progetto virtuoso denominato "ClassyFarm", concepito per certificare gli allevamenti italiani in base a parametri qualitativi elevati, per il rispetto del benessere animale, la biosicurezza e l'uso dei farmaci.

Una iniziativa destinata a rafforzare il primato italiano a livello mondiale nella zootecnia sicura e sostenibile. Cosa fanno i nostri eroi ministeriali? Lavorano per due anni a "ClassyFarm" strutturando il sistema dei controlli veterinari su due binari: il primo prevede il rispetto delle norme cogenti emanate dall'Europa e recepite a livello nazionale - norme alle quali si sottopongono tutti gli allevatori europei - mentre il secondo livello prevede l'introduzione di parametri molto superiori alle norme cogenti, per dare una «patente di qualità superiore» agli allevamenti che investono in strutture innovative e buone pratiche agricole. A febbraio, però, al Ministero della Salute cambiamo improvvisamente idea e decidono, senza preavviso, che gli allevatori italiani dovranno saltare tutti un'asticella posta molto più in alto, in barba a quanto stabilito dalle norme europee e italiane. Un regalo inaspettato alla concorrenza europea che spera di veder distrutto il nostro sistema di allevamenti bovini per invadere il nostro mercato con le proprie carni.

IL CONFRONTO
Via i due binari, ne rimane uno solo, che viene comunicato ed imposto alle Regioni senza nemmeno consultare le organizzazioni degli allevatori con una "check-list" di 26 pagine, recapitata in pieno lockdown, il 24 febbraio 2020. In Francia la check-list è di una sola pagina. Sull'argomento è subito intervenuta l'associazione dei produttori Italia Zootecnica, guidata dall'allevatore Fabiano Barbisan, chiedendo al Ministero della Salute di istituire un tavolo urgente, ovviamente in videoconferenza, per chiedere il blocco della famigerata circolare ed il ripristino del programma ClassyFarm, condiviso fin dalla prima ora dagli allevatori, consapevoli della necessità di elevare gli standard dell'allevamento. «In Europa e in Italia, c'è chi viaggia con la Panda e chi in Ferrari», dice Barbisan, per fare un esempio, «entrambe le auto possono correre per le strade, ma con costi e prestazioni completamente diversi. Ecco, il nostro ministero della Salute vuole imporre a tutti gli allevatori italiani di viaggiare in Ferrari mentre i nostri competitor francesi, polacchi, irlandesi o d'Oltreoceano, possono viaggiare in Panda, portandoci carne che si confonderà con la nostra sugli scaffali della grande distribuzione, facendoci concorrenza al ribasso sia sul prezzo che sulla qualità. E tutto ciò succede nel silenzio assordante del Ministero delle Politiche Agricole». E ora porte aperte alla carne importata.

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