Galan: la Lega frena lo sviluppo
Il Veneto ha bisogno di noi
Galan all'attacco. Il governatore del Veneto se la prende con la Lega, che nella Regione sta provando a strappargli di sotto la poltrona per le prossime elezioni. La LEga, dice Galan, s'è opposta a tutte le opere che in questi anni hanno spinto in avanti il Veneto, motivo per cui sarebbe il caso di non cambiare il governo in carica. Dice Galan: «Il Mose di Venezia è un'opera definita epocale da Silvio Berlusconi. Ebbene, la Lega vi si è opposta. Il passante di Mestre ha risolto problemi di traffico condivisi da tutto il nord-est europeo. E la Lega aveva detto no. Il rigassificatore di Rovigo è il primo esempio al mondo di impianto delgenere off shore. La Lega non lo voleva». «Chi in questi anni ha sostenuto la politica del fare in Veneto è stato il Pdl - aggiungeGalan - i leghisti difendono spesso spinte localistiche e possono diventare ostacolo allo sviluppo». In merito alle polemiche con la Lega sull'eventuale cambio al vertice della Regione, a Galan, parlando con il premier Silvio Berlusconi, «è parso di capire che l'accordo non fosse chiuso». «E poi perchè - continua il governatore - dovrebbe valere di più il pensiero di Bossi, secondo cui Zaia è blindato, rispetto a quello deitre coordinatori del Pdl (di cui due ministri) per i quali la partita è aperta?». Comunque, Galan sarebbe «il più felice» di poter confermare l'intesa tra Pdl, Lega e Udc. «Ma ciò che mi interessa di più in questo momento - spiega - non è il mio destino, è il destinodel Veneto, le riforme ancora da fare per confermarlo 'locomotiva del Paese'». Tra queste, annovera le decisioni su Porto Marghera e sulla razionalizzazione della sanità. Nel caso in cui Berlusconi dovesse «incoronare» Zaia, il presidente del Veneto sottolinea l'esistenza di «un documento votato all'unanimità dal Pdl del Veneto che, oltre a sostenermi, ipotizza lapossibilità d una sorta di 'primarie politiche' fra Pdl e Lega». «Perora posso solo dire - conclude - che, se il responso andrà in una direzione diversa rispetto a quella che io auspico, mi prenderò diecigiorni di tempo per parlare con tutti -dico tutti- i rappresentanzi della politica nazionali e locali. Altri due giorni mi serviranno per riflettere. A quel punto deciderò che fare».