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Bagnasco: "Italia in pericolo

Basta con il clima d'odio"

Silvia Tironi
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L'Italiaè in pericolo, a causa del clima d'odio che si sta propagando nel nostro Paese.In apertura della 60esima Assemblea generale della Cei, il cardinale Angelo Bagnasconon ha risparmiato dure critiche alla "conflittualità sistematica" chesi sta avvertendo in questi giorni. A tutti gli schieramenti politici ha quindichiesto "onestà intellettuale", "buona volontà" e ilsuperamento di "matrici ideologiche" che sembrano "rigurgitareda un passato che non vuole realmente passare". È indispensabile che tuttele parti in gioco, ha sottolineato Bagnasco, si rimbocchino le maniche pergiungere a "scelte risolutive" sulle annose questioni che rendono"debole il sistema-Italia". Questione crisi - "È una responsabilità grave”che ricade su tutti e in prima fila sulla classe politica edeconomica-imprenditoriale. Il Paese - ha spiegato il porporato - deve riusciread emergere dalla crisi, deve tornare a crescere, perché questa è la condizionefondamentale per una giustizia sociale che migliori le condizioni del nostroMezzogiorno, dei giovani senza garanzie, delle famiglie monoreddito. Letragedie per cause naturali che ciclicamente colpiscono il territorio nazionaleinvocano una disponibilità da parte di tutte le forze politiche a scelterisolutive sulle annose questioni che rendono debole il sistema-Italia, sistemache invece oggi come non mai dovrebbe rivelarsi scattante per cogliere al balzoi cenni di uscita dalla crisi e potenziarli, così da accorciare le sofferenzeche la situazione dell'economia mondiale ha finito per scaricare sullecategorie più deboli, specialmente sul fronte del posto del lavoro", haspiegato nella sua prolusione il cardinale Bagnasco. "Ilnostro popolo, che tanti sacrifici ha affrontato e affronta, gradirebbe davvero- ha esortato Bagnasco - uno scatto in avanti nel segno della risolutezza e delsuperamento delle campagne denigratorie come delle polemiche strumentali.Ciascuno, ripeto, è chiamato in causa in quest'opera d'amore verso l'Italia: èuna responsabilità grave che ricade su tutti, in primo luogo sui molti soggettiche hanno doveri politico-amministrativi, economico-finanziari, sociali,culturali, informativi". Il patrimonio italiano, ha ammonito, "nonpuò essere sciupato né progressivamente eroso per ragioni solo apparenti emagari speciose".   Ilcardinale ha quindi toccato temi di scottante attualità come il crocifissonelle aule scolastiche, la pillola abortiva Ru486 e i finanziamentialle scuole cattoliche. Proprio riguardo a  quest'ultime, il cardinaleha auspicato che il governo reintegri i finanziamenti "per consentire aglienti di mantenere gli impegni". Ha poi ricordato che l'insegnamento dellareligione cattolica nelle scuole italiane ''non è un'ora di catechismo, ma unaoccasione di conoscenza di una fede che fa parte del patrimonio storico delpopolo italiano''. Crocifisso - Parlando della sentenza di Strasburgo che vietal'affissione del crocifisso nelle aule scolastiche italiane, Bagnasco haribadito che "questo sorprendente pronunciamento deve fare riflettere suuna certa ideologia", e ancora "l'ideologia di un laicismo per cui laneutralità coinciderebbe con l'assenza di valori, mentre la religione sarebbenecessariamente di parte''. ''Ma una simile posizione, oltre ad essereun'impostura, non è mai stata espressa - ha denunciato Bagnasco - dalla storiae neppure dalla volontà politica degli europei''. Ru486, appello per l'obiezione di coscienza - Il porporato ha lanciatoanche un appello all'obiezione di coscienza di fronte all'uso della pillolaRu486. ''L'intera operazione volta a rendere fruibile la controversa pillola onci ha convinto ne' come cittadini ne' come pastori'', ha scandito il porporato.''A questo punto - ha avvertito - ciascuno naturalmente si fa carico delleproprie responsabilità”. ''Nello stesso tempo - ha proseguito - non si potrànon riconoscere, come già fa la legge 194, la possibilità dell'obiezione dicoscienza agli operatori sanitari compresi i farmacisti e i farmacistiospedalieri, che non intendono collaborare direttamente o indirettamente ad unatto grave”.

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