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Sci, piste chiuse a Natale? La rivolta degli operatori di settore. E Luca Zaia: "Un suicidio"

Sconcerto e disappunto dopo la proposta del governo di tenere chiuse le piste da sci a dicembre. Gli operatori del settore non ci stanno e protestano fin da ora: "In nove mesi non c’è stato un solo provvedimento congiunto tra i vari Paesi europei e ora si unirebbero tutti solo per chiudere lo sci?", commenta Valeria Ghezzi, presidente dell'associazione degli operatori funiviari italiani (Anef), riferendosi all'intesa con Francia e Germania cui starebbe lavorando l'esecutivo per limitare le vacanze sulla neve. "Ci si unisce per chiudere uno sport che si fa all’aria aperta, che è per sua natura distanziato e solo perché secondo il governo non siamo in grado di gestire la distanza nei punti di partenza delle cabinovie - continua la Ghezzi -. Chiediamo che su questo si decida non seguendo l'emotività". Il premier Giuseppe Conte non vorrebbe che si ripresentasse la stessa situazione dell'estate scorsa, che ha poi portato a un'impennata dei contagi da Covid. Ecco il perché della proposta. "La salute vene prima di tutto: se non andiamo al ristorante non andiamo nemmeno a sciare. Non chiediamo un trattamento diverso. Ma nel momento in cui il Paese riapre, lo sci non è da demonizzare", questa la replica della presidente dell'Anef. Anche perché in ballo ci sono 120mila posti di lavoro, come lei stessa spiega.

 

In apprensione anche ristoratori e albergatori. "Natale e Capodanno  costituiscono il pilastro dell'intera stagione, quindi perdere le vacanze di Natale significa perdere tutto", replica Filippo Gerard, presidente Adava Federalberghi Valle D'Aosta. La stagione sciistica vale, infatti, tra i 10 e i 12 miliardi e - come afferma Gerard - nelle tre settimane che vanno da Natale all'Epifania mette a segno il 30 per cento del fatturato. Sull'argomento interviene anche Luca Zaia: "Le linee guida per gli impianti sciistici le abbiamo fatte nel rispetto della salute pubblica e di una economia che senza lo sci sarebbe messa a dura prova". Il governatore del Veneto, però, non è del tutto contrario a un'intesa all'interno dell'Ue: "Noi vorremmo che ci fosse un coordinamento europeo, perché chiudere Arabba o Cortina e pensare che nell'altro versante della montagna si scia tranquillamente sarebbe difficilmente giustificabile. Di sicuro una stagione senza sci per la nostra montagna sarebbe un suicidio".