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Milano, il delirio dei cartelli stradati: oltre 5mila gli incidenti causati dalla jungla di segnali

Costanza Cavalli
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Cinquemila incidenti in tre anni nelle province di Milano, Monza Brianza e Lodi sono stati causati dalla cattiva segnaletica. A lanciare l'allarme è l'Automobile Club Milano: Milano è medaglia d'oro con 3.929 incidenti, al secondo posto c'è il monzese con 1.204 sinistri e infine Lodi, con 104. Che il capoluogo lombardo sia primo in classifica non stupisce: segnali inutili, sbagliati e perfino contraddittori tappezzano le strade della città. Elenchiamo qualche caso: in corso Buenos Aires, tra segnaletica orizzontale, ovvero sull'asfalto, e verticale, cioè i cartelli che circondano le strade, avevamo contato 175 errori, cartello più, striscia meno. Ovvero, sui 1.600 metri della strada andata e ritorno, un errore ogni nove metri.

Sono stati persino installati cartelli di pura fantasia, che non esistono nel Codice della strada. Per esempio, via Errico Petrella: c'è un cartello con la P di parcheggio che manda in via Gaffurio 6. Ma la freccia del parcheggio punta su un senso vietato. «Magari un milanese lo sa», ha commentato Enrico Bonizzoli, esperto di Sicurezza Stradale e consulente del ministero, «ma se arriva un turista e s' infila?». Altro esempio: lungo il corso hanno gettato divieti di sosta a manciate. La maggior parte inutili: se c'è la pista ciclabile è evidente che non si possa parcheggiare. Di pali con cartelli annessi che non servono ce n'è almeno una decina lungo il corso, ognuno costa circa 130 euro, tutti soldi del contribuente. In totale, in corso Buenos Aires almeno il 40 per cento dei segnali «sono inutili o ridondanti», appunta Bonizzoli.

GARBUGLIO
Altra situazione drammatica è piazza della Repubblica, «per la segnaletica, il posto peggiore di Milano», commenta l'esperto: oltre cento pali fissati nel cemento con oltre 170 segnali (un palo dovrebbe reggere al massimo due cartelli, in città capita spesso di vederne tre uno sull'altro), concentrati in trenta metri quadrati. Sempre nell'ambito dei segnali inutili, ci sono via Saint Bon, dove in un tratto di duecento metri ogni dieci ci si imbatte in un divieto di sosta, e viale Forlanini. Qui, lungo entrambe le carreggiate, a ogni palo della luce sono ripetute le stesse indicazioni: il limite di velocità a cinquanta chilometri orari e il divieto di sorpasso per i mezzi pesanti. Poi c'è un infinito elenco di segnali sbagliati: in corso Sempione, all'imbocco di piazza Kennedy, troviamo il segnale di divieto e sotto i disegni di una bici e di un carretto trainato a mano e di un calesse.

«Se il Comune di Milano nel 2020 sente il bisogno di vietare le carrozze vuol dire che è fuori dalla realtà», critica Bonizzoli, «intanto il Codice della strada prevede un cartello per le strade riservate ai veicoli a motore ma viene utilizzato solo nelle strade extra urbane principali, non in centro a Milano». In Sarpi, segnaletica orizzontale, una pista ciclabile punta sul chiosco di un fioraio. In via Ferruccio Parri si avvisa della presenza di un autovelox con un cartello arancione, colore che non esiste nel Codice della strada. E poi c'è il caso di piazza VI febbraio: il cartello che indica le direzioni è inestricabile, l'incrocio reale è del tutto diverso e i caratteri sono troppo piccoli, dice Bonizzoli. Un automobilista normale si butta in mezzo e spera che il Signore gliela mandi buona. Idem in via Cassiodoro all'incrocio con via Rossetti: in un solo cartello obbligo di andare dritto e poi ancora dritto, poi obbligo a destra, poi obbligo di nuovo a destra... o è sinistra? Del tutto incomprensibile, «uno che disegna una cosa simile ha delle turbe psichiche», chiude Bonizzoli.

 

RESPONSABILITA'
E ancora, corso di Porta Nuova: per le automobili c'è il senso unico, accanto passa la corsia per la ciclabile in contromano (in questo caso dovrebbe essere vietata perché è percorribile in un'unica direzione, ora il Codice della strada prevede che le piste ciclabili possano essere in contromano solo se bidirezionali), e poi c'è uno strano disegno a freccia. Quelli sarebbero parcheggi. Se l'è inventato Palazzo Marino. Ma la "colpa" è del Comune o delle ditte che producono la segnaletica? «Le aziende hanno l'obbligo della certificazione del prodotto», spiega Bonizzoli, «ovvero sono obbligate a fare segnaletica a norma di Codice. Però se l'amministrazione incarica l'azienda di produrre un cartello quest' ultima è mero esecutore perché poi è l'ente che paga e che è responsabile di mettere in strada il segnale e di farlo rispettare». «Solo il 7 per cento dei Comuni ha dichiarato di avere un catasto della segnaletica e solo il 4 per cento un Piano della segnaletica», ha spiegato il presidente ACI Milano Geronimo La Russa,

«Questo si traduce in un insieme di segnali, spesso mal posizionati e mantenuti, che non solo non informano adeguatamente l'utente, ma possono costituire un fattore di rischio diretto o indiretto», a spese del contribuente. Basterebbe poco: «Una segnaletica migliore può ridurre gli incidenti del 40 per cento», dice La Russa. «A questo riguardo ben venga l'iniziativa della Regione che con un bando assegna ai Comuni con popolazione fino a 30mila abitanti e alle Unioni di Comuni 3,5 milioni di fondi per il miglioramento della segnaletica stradale». Le domande di finanziamento devono essere presentate a Regione Lombardia entro il 23 dicembre. Intanto, gli automobilisti tengano gli occhi aperti: per uscire interi dalla città italiana più "europea" occorrono la concentrazione e i riflessi di un pilota di rally, e alla minima sbavatura può anche capitare di cercare un parcheggio e trovare un frontale.

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