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Ciro Grillo, "quel like ai nostri post allegri": l'accusa a Silvia che può ribaltare il quadro

 Ciro Grillo

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“Mise like ai nostri post”: Edoardo Capitta, uno degli amici di Ciro Grillo accusato di stupro di gruppo da una ragazza conosciuta in Sardegna due anni fa, sarebbe stato il primo ad essere sentito dalla Procura di Tempio Pausania dopo la denuncia. Nel verbale menzionato dal Fatto Quotidiano, il ragazzo avrebbe detto: “Mi ha chiamato un maresciallo, pensavo fosse per il baccano fatto la sera prima. Sono rimasto estremamente sorpreso delle contestazioni. Non so darmene una spiegazione”. E per dimostrare che quell’accusa fosse del tutto inaspettata, Capitta avrebbe consegnato ai pm una serie di post e stories sui social network in cui la ragazza, dopo la presunta violenza di gruppo, sembra spensierata: “La mattina dopo, il 17 luglio, le avevamo detto di seguirci sul nostro gruppo Instagram, che tuttora segue come follower. Lei ha messo anche un like a un video da me postato mentre scherzo con Francesco Corsiglia. Ieri ho constatato che il like è stato rimosso”. 

 

 

 

Il secondo interrogatorio inedito di cui parla il Fatto è quello di Francesco Corsiglia, il primo ad avere avuto - intorno alle 6 del mattino - un rapporto con Silvia, secondo lui consenziente, secondo lei no. Il ragazzo avrebbe raccontato: “Sono stato svegliato da Ciro alle 7 e 15, mi hanno fatto cambiare stanza. Quando mi sono svegliato lui mi ha detto testualmente: ‘Ce la siamo tro***ta tutti e tre’”. Tutto il gruppo accusato di violenza sessuale, comunque, è compatto nel dire che ci fosse consenso da parte della ragazza.

 

 

 

Capitta, in particolare, avrebbe detto: “Non ci sono stati rifiuti. Silvia ci disse che io e Vittorio eravamo i più simpatici, e che Ciro non le piaceva”. “Con lei l’intesa era cominciata in taxi. Poi ho avuto l’impressione che non fosse soddisfatta della mia prestazione, avrebbe voluto durasse di più. Ero in imbarazzo. Tutti insieme mi avevano preso in giro per questo”, queste sarebbero invece le parole di Corsiglia. Tra i nodi da sciogliere di quella notte c’è anche un’eventuale uscita, non menzionata da Silvia, per comprare delle sigarette. In auto, tutti insieme. “Sul sedile dietro lei mi appoggiò la testa sulle gambe”, avrebbe riferito Capitta. Si tratterebbe di una parentesi tra i due stupri denunciati dalla ragazza, che però i difensori non si spiegano. 

 

 

 

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