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Virginio Papinello, "era convinto del complotto": lo strazio del figlio, così le follie no-vax hanno ucciso il padre

di Andrea Cappelli mercoledì 8 settembre 2021

3' di lettura

Un filo rosso attraversa l'Italia per intero: Posillipo e Vittorio Veneto ne sono le estremità. Ad accomunare il quartiere collinare di Napoli al comune del trevigiano teatro della famosa battaglia avvenuta durante la Prima guerra mondiale sono due uomini diversi tra loro ma accomunati dallo stesso, triste destino. Entrambi - l'indipendentista veneto e il re del catering napoletano - sono deceduti domenica scorsa, impotenti di fronte al Covid. Per motivi diversi i due non si erano ancora vaccinati e oggi sono i loro affetti più cari a lanciare appelli affinché gli indecisi sciolgano ogni riserva.

Partiamo da Treviso: Virginio Parpinello, elettricista, sarebbe andato in pensione tra pochi mesi. Il Covid non gli ha permesso di godersi il meritato riposo: "Ilves", com'era soprannominato, si è spento domenica scorsa a 65 anni, all'ospedale Ca' Foncello di Treviso. A piangerlo la moglie e i tre figli. Davide, uno dei tre, ha confidato al Corriere del Veneto di aver spronato il padre a vaccinarsi, incontrando una strenua resistenza. «Non era un No vax, si era sempre vaccinato e noi tutti siamo stati vaccinati da bambini. Ma da quando era scoppiata l'epidemia si era convinto ci fosse qualcosa dietro. Non fate come mio padre, vaccinatevi».

Il 9 agosto il tampone dà esito positivo: pochi giorni di terapia domiciliare, l'aggravamento dei sintomi, il respiro affannoso: Parpinello è stato quindi trasferito al pronto soccorso. Da lì il ricovero in pneumologia e infine in terapia intensiva, dove si è spento in meno di un mese dall'esito del tampone. La moglie, non vaccinata e contagiata assieme al marito, è riuscita a salvarsi ma «si è pentita, quando ne avrà la possibilità correrà a vaccinarsi». Per la famiglia di "Ilves" (appassionato indipendentista che per anni ha animato le piazze venete con gazebo, raccolte firme, conferenze) «è un momento difficile e doloroso. Il Covid non guarda in faccia a nessuno, vaccinatevi».

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Dal Nord al Sud Italia, seguendo il filo: Valentina Abbruzzeso rilegge la lettera che suo marito Paolo Tortora (professionista di alto livello nel settore del catering e della ristorazione) le ha scritto il 25 agosto per dirle un'ultima volta quanto la amava. Tortora, come il pasionario di Treviso, è scomparso domenica mattina a causa del Covid. Aveva 61 anni e il 22 agosto è stato intubato: «Aveva chiesto ai medici di vedermi - racconta Valentina al Corriere del Mezzogiorno - ha insistito tanto, chiedendo uno strappo alle regole». Quaranta minuti di tempo per guardarsi negli occhi e dirsi le cose più importanti: «Poi lo hanno intubato e hanno indotto il coma farmacologico».

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Anche in questo caso tutto è cominciato a inizio agosto: cure domiciliari, trasferimento al Cotugno di Napoli, qualche giorno con il casco prima che le cose cominciassero a precipitare. Paolo Tortora aveva già fatto i conti col Covid una prima volta, lo scorso autunno. Al momento del secondo contagio non aveva ancora prenotato il vaccino «ma aveva detto che lo avrebbe fatto a ottobre, per affrontare l'inverno». La variante Delta si è innestata su una fragilità polmonare pregressa e non c'è stato più niente da fare: unite nel dolore anche Azzurra e Giulia Pia, le figlie adottive di 13 e 16 anni.

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