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Bollette, quanto ci costa la battaglia ecologica dei "gretini": rincaro prezzi durerà a lungo

Fausto Carioti
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Prendiamo il costo del reddito di cittadinanza: 8,5 miliardi di euro l'anno. Aggiungiamo i 3 miliardi una tantum (si fa per dire) che il governo vuole dare in dote a Ita, la nuova Alitalia. Ancora qualche spicciolo e si arriva a 11,54 miliardi: ecco, questa è la cifra che nel 2021 gli italiani spenderanno in bolletta per incentivare la produzione di elettricità tramite il fotovoltaico e le altre fonti rinnovabili, che altrimenti non reggerebbero il confronto economico con il gas e gli altri fossili. Soldi che servono a tagliare le emissioni di anidride carbonica e raggiungere la cosiddetta «neutralità climatica» nel 2050, obiettivo fissato dall'Unione europea assieme agli Stati membri. È uno dei dati più interessanti che ieri hanno accompagnato la relazione di Stefano Besseghini, presidente dell'autorità per l'Energia. La parte del leone la fa sempre il fotovoltaico, che si mangia oltre la metà di quella torta, sebbene dai pannelli solari arrivi solo il 21% dell'energia "verde". Il costo per spingere l'uso delle rinnovabili, peraltro, è in aumento da tre anni.

 

 

RINCARI
Non sono queste le brutte notizie, comunque. Quelle le ha date a voce lo stesso Besseghini, avvertendo che l'attuale «dinamica dei prezzi assolutamente straordinaria» ci accompagnerà a lungo. Il rincaro delle bollette che scatterà tra pochi giorni, infatti, non è dovuto solo a una congiuntura particolare dei costi del gas e degli altri combustibili, che prima o poi dovrebbe finire, ma è destinato a durare, poiché una parte di esso è legata proprio alla transizione ecologica, ossia al programma di decarbonizzazione, che «porta con sé costi importanti». Tra questa scelta politica europea e l'accelerazione dei costi delle materie prime innescata dalla ripresa economica, «è facile prevedere che la pressione al rialzo dei prezzi si mantenga nell'immediato futuro. Le previsioni di medio periodo lasciano ad oggi intravedere un processo molto lento di riallineamento a prezzi più bassi». Ci sarà da soffrire, insomma. Per questo il presidente dell'autorità chiede al governo di andare oltre gli interventi-tampone, con i quali prima è stato limitato l'impatto dei rincari nel trimestre in corso e poi quello del periodo ottobre-dicembre. Secondo Besseghini, gli "oneri generali" che oggi gravano sulle bollette, tra cui figurano il sostegno alle rinnovabili, lo smantellamento delle centrali nucleari e così via, dovrebbero essere finanziati «stabilmente» da una quota del gettito della vendita dei permessi per l'emissione di CO2 (i titoli che consentono alle aziende di immettere gas serra nell'atmosfera) e dalle tasse raccolte tramite la fiscalità generale.

 

 

COMBUSTIBILI
Ed è proprio nel mezzo di questa tempesta dei prezzi che ieri sono riapparsi in molte città europee i ragazzi dei Fridays for future. In sciopero, fuori dalle scuole come ai bei tempi di prima del Covid, per chiedere una lotta ancora più dura ai combustibili fossili, spaventati dalle previsioni catastrofiste di Greta Thunberg e confortati dal fatto che le bollette, in casa, le pagano ancora i loro genitori. Quelli che sono scesi nelle piazze italiane si sono lamentati per essere stati «totalmente ignorati da questo governo» e hanno annunciato una grande manifestazione a Milano per il primo ottobre, alla quale dovrebbe partecipare la piccola Cassandra svedese. Chiedono di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 12% all'anno, in modo da azzerarle per il 2030. Puro delirio, ovviamente. Eppure è partita subito la corsa dei politici a coccolarli. Luigi de Magistris ha detto che tutta la Calabria (dove è candidato) deve mobilitarsi con loro, il vicesindaco di Bologna, Valentina Orioli, ha invitato l'intera città ad aderire al loro sciopero e a Torino persino l'alfiere del centrodestra, Paolo Damilano, ha promesso di «coinvolgerli attivamente» in caso di vittoria. Nel mondo delle imprese, invece, si riparla delle centrali nucleari come soluzione agli alti costi dell'elettricità e alla dipendenza dall'estero. John Elkann, presidente del gruppo automobilistico Stellantis (Fiat, Peugeot, Opel eccetera), ha detto che «il prezzo dell'energia ai clienti sta salendo alle stelle, il tema è come produrne senza generare emissioni. Il nucleare è una soluzione che esiste ed è sicura, e che dovremo sviluppare ulteriormente». Dopo il ministro Roberto Cingolani, Elkann è la seconda personalità pubblica, in pochi giorni, a chiedere di riaprire la partita dell'atomo. Qualcosa sta cambiando.

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