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Green pass, in campo Francesco Le Foche: "Ecco perché va allentato". Una sveglia per Speranza

Alessandro Gonzato
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Professore: il suo collega Sergio Abrignani, che fa parte del Comitato tecnico-scientifico, ha appena dichiarato a Rai Radio1 che abolire o meno il Green pass il primo aprile «è una scelta politica».

«Concordo».

Quindi non è scientifica?

«Il Cts dà delle indicazioni: poi è il governo che decide il da farsi».

Parliamo con Francesco Le Foche, immunologo clinico, responsabile del Day hospital di Immunoinfettivologia del Policlinico Umberto I di Roma e docente all'Università Sapienza. La sua esposizione, al solito, è pacata nei modi, ma diretta nei contenuti.

 

 

 

Abrignani ha anche detto che «quando avremo terminato la campagna vaccinale potremo togliere tutto».

«Siamo all'87% di terze dosi e raggiungeremo il 91-92 prima del 31 marzo. Tra 40 giorni la situazione sarà nettamente migliore, e già oggi è chiaro che la pandemia è in fase conclusiva, i contagi sono in costante calo così come le ospedalizzazioni, ma non da ieri, da un po'. Ecco, sì, pur senza dichiarare subito il "liberi tutti", prima della fine ufficiale dello stato d'emergenza qualcosa può essere svincolato dal Green pass».

Ad esempio?

«Penso ai ristoranti, ai bar, ad altre professioni come i parrucchieri. Peraltro, specialmente al centro-Sud, a breve si potrà tornare a mangiare e bere fuori. Tra immunizzazione dettata dalla malattia e dai vaccini siamo arrivati a un elevato livello di copertura. Con la terza dose abbiamo dai 6 agli 8 mesi di tranquillità, e in primavera di per sé si assiste a una minor circolazione dei virus, che si ripresentano in autunno, ma con un numero così alto di persone che hanno sviluppatogli anticorpi specifici contro questa malattia dubito che ci sarà una recrudescenza».

Torniamo al "Green pass decisione politica": di fronte a queste dichiarazioni del Cts non c'è il rischio che gli italiani si sentano ostaggio, o comunque presi in giro? Qualcosa non torna...

«Mah, guardi, io non credo che il Green pass sia uno strumento scientifico, a meno che non ci si trovi in una fase pandemica pura in cui le condizioni epidemiologiche impongono misure urgenti e drastiche. In quest' anno abbondante di vaccinazione abbiamo stimolato il sistema immunitario adattandolo al virus e i numeri danno pienamente ragione a chi fin da subito ha spinto perché la campagna d'immunizzazione fosse il più massiccia e veloce possibile».

Mezzo mondo sta riaprendo tutto o quasi. L'Austria, il primo Paese europeo e tra i pochi al mondo a imporre il lockdown per i non vaccinati, dal 5 marzo non chiederà più il Green pass nei negozi, l'ha stabilito ieri. Sono tutti incoscienti o noi eccessivamente prudenti?

«Le riaperture dipendono dalla politica, non ci sono dubbi. Ogni governo in questi due anni si è comportato in modo diverso. Basti pensare a Boris Johnson nel Regno Unito. Mi aspetto che dopo il 31 marzo riapra anche l'Italia».

 

 

 

L'obbligo vaccinale per i lavoratori over 50, scattato martedì, è stato deciso con 40 giorni d'anticipo e riguarda anche chi lavora da casa. Cosa ne pensa?

«L'obbligo serviva prima. Detto questo io mi sono sempre battuto per la vaccinazione attraverso la persuasione. Però ci tengo a sottolineare che se un non vaccinato non più giovanissimo si contagia può rischiare la vita. Capisco la domanda, ma in alcuni ambiti lavorativi, non dal salotto di casa ovviamente, è ancora un po' rischioso non essere vaccinati. Certo: dobbiamo ammettere che non riusciremo mai a vaccinare tutti, ci sarà sempre una quota di persone contrarie, è così in qualsiasi parte del mondo».

Tuttavia ci sono tanti genitori che non vogliono vaccinare i figli dai 5 agli 11 anni...

«Bisogna evitare che i bambini si ammalino: nei più piccoli, in particolare, non si può sapere se il figlio è predisposto o meno a sviluppare una malattia severa, se avrà degli strascichi nei mesi o addirittura negli anni successivi. Inoltre far restare dei giorni in ospedale un bambino che ha già vissuto due annidi lockdown è pericoloso anche per la tenuta psichica».

Molti genitori sostengono che i bambini abbiano più possibilità di incappare negli effetti collaterali del vaccino anti-Covid che di contrarre la malattia in modo severo.

«Parliamo di percentuali pressoché nulle».

Però anche qualche esperto è diffidente.

«Fatico a comprenderli: il primo vaccino della Storia è stato somministrato proprio aun bambino. A fine '700 Edward Jenner, il padre dell'immunizzazione, vaccinò contro il vaiolo bovino, che era meno aggressivo di quello umano, il figlio del suo giardiniere, il quale poi non si ammalò di vaiolo. Non tutti lo ricordano, o lo sanno».

Il 31 marzo sembra certo che il Cts verrà sciolto.

«Be', se non c'è più l'emergenza... Però ripeto: decide la politica». 

 

 

 

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