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Ucraina, senza il grano di Putin... Quanto si arriverà a pagare un chilo di pane

 Pane

Michele Zaccardi
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Il settore della panificazione è allo stremo. «Sono rimaste le molliche», sintetizza Domenico Filosa, presidente regionale di Unipan Confcommercio». Dalla prossima settimana i mulini hanno già comunicato che la farina arriverà a 70 euro al quintale. «Questo significherà che dovremo vendere il pane a più di 4 euro al chilo». Tra rincari di materie prime ed energia, costi dei trasporti e degli imballaggi esplosi, il comparto rischia di affondare. A peggiorare le cose, poi, è arrivata la guerra in Ucraina. «Ho una nave bloccata nel porto di Istanbul da alcune settimane: deve caricare nel mar d'Azov ma non ci può andare perché la Russia impedisce il passaggio per lo stretto di Kerch», dichiara a Libero Vincenzo Divella, ad di Divella Spa.

 

 

Sono circa un centinaio i cargo diretti in tutto il mondo fermi nelle acque turche. I prezzi di pane e farina, di conseguenza, sono già cresciuti del 30-40%. «Da Russia e Ucraina, che contano per il 40% dei consumi mondiali, non arriva più grano e con le scorte che si sono quasi esaurite. Siamo stati costretti a rivolgerci ad altri fornitori come Francia, Canada e Australia» prosegue Divella. Risultato: tempi di consegna più lunghi, costi di trasporto più alti e prezzi cresciuti del 40%. L'impresa alimentare pugliese, famosa per la pasta, produce anche dolci e lievitati, prodotti che usano farina di grano tenero, proprio quella macinata dal granaio d'Europa, l'Ucraina. «Kiev copre tra l'8 e il 10% del nostro fabbisogno». Si tratta di difficoltà che riguardano soprattutto i panifici del Sud Italia che si riforniscono soprattutto dall'Ucraina. Poi la decisione del governo ungherese di bloccare le esportazioni causerà ulteriori tensioni sui mercati. Rispetto al 17 febbraio, ultima settimana prima dell'inizio della guerra, il prezzo del grano tenero è aumentato del 31,4%, quello del mais del 41%, sorgo e orzo del 38%, la soia del 9,5%. Enorme problema per l'Italia che dipende molto dall'estero.

 

 

L'Italia importa infatti il 64% del grano tenero che usa per produrre pane e biscotti, il 44% del grano duro necessario per la pasta. A questo va aggiunto il caro energia che da mesi attanaglia il settore. Quello dei panifici è infatti un comparto energivoro. E c'è addirittura chi torna a usare la legna per tenere accesi i forni, sapendo che non sarà sufficiente. È un gesto che però dà l'idea del livello di difficoltà che i panificatori stanno affrontando. «Siamo davanti alla tempesta perfetta, con i prezzi dell'energia triplicati e il balzo del costo del grano», ha dichiarato Nicola Giuntini, presidente di Assipan. Va ricordato, d'altra parte, che a incidere sul settore sono soprattutto i rincari energetici. Secondo i dati del Consorzio Agrari d'Italia, il costo dei prodotti alimentari incide soltanto per il 10% sul prezzo pagato dai consumatori. Ad aggravare la situazione si è aggiunto lo sciopero degli autotrasportatori, annunciato per lunedì. Il pericolo, per tutto il comparto alimentare, è quello di un blocco degli approvvigionamenti sia sul lato delle forniture sia sulle consegne ai supermercati.  

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