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Uccello Fratino, "il padulo del Molise": blocca la ferrovia da 22 anni

Francesco Specchia
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Il Charadrius Alexandrinus, altrimenti detto Uccello Fratino, è un piccolo volatile bastardo, causa di grandi devastazioni politiche e di naufragi parlamentari.
Probabilmente nostalgico del binario unico della direttrice adriatica inaugurata nel 1863 da re Vittorio Emanuele III°, il Fratino, assieme al collega Coracias Garrulus detto Ghiandaia Marina, da ben ventidue anni, nidifica cocciutamente nei pressi della tratta ferroviaria Termoli - Lesina. Il pennuto, infastidito dalla velocità dei treni e adirato a causa dell'inquinamento acustico («il sistema delle barriere è unanimemente ritenuto inadeguato», recitano le perizie), ama sollevare le masse ecologiste d'ogni dove. E quelle stesse masse di ambientalisti e di decrescenti felici alla Latouche, a loro volta, indotti dal cinguettio di dolore del volatile, spingono e influiscono sulla redazione di documenti di valutazione d'impatto ambientale; e inducono i ministeri, prima dell'Ambiente e ora della Transizione Ecologica, a bloccare qualsiasi tentativo di piano di raddoppio ferroviario tra due regioni, il Molise e la Puglia, che proprio non riescono a spendere i fondi dedicati al progresso infrastrutturale.

IL "FRATINO PADULO" - Da ventidue anni il Fratino oramai chiamato "il Padulo del Molise" dagli sfiancati politici locali- blocca la linea adriatica, è diventato l'incubo di ogni ministro delle Infrastrutture d'Italia. Soltanto ieri, per dire, negli intervalli pubblicitari di Omnibus su La7, l'ex ministra ora responsabile dell'attuazione del Pnrr del Pd Paola De Micheli, evocava il Fratino con gli occhi che brillavano dello stesso terrore degli spettatori de Gli Uccelli di Alfred Hitchcock. E corre voce che, fino alla settimana scorsa, l'attuale ministro dei Trasporti Enrico Giovannini, già nelle peste della vischiosa burocrazia che attanaglia il 45% delle fondi europei destinati al sud Italia, fosse ossessionato dall'uccello medesimo.

 

 

 

 

 

Giovannini vede le ali del Fratino come quelle d'un angelo caduto. Il ministro si tormenta a causa del mancato affidamento di 594 milioni di euro per la suddetta tratta ferroviaria, paralizzata dalla causa ambientalista, e dal Fratino. Giovannini, da mesi, si passa nervosamente tra le mani il documento di valutazione d'impatto ambientale dell'opera. Documento che recita: «Considerato che velocità maggiori sono indubbiamente associate a un maggior rischio di mortalità della fauna selvatica sulle ferrovie, la moderazione della velocità del treno, almeno nei punti critici e durante i periodi di movimento e di attraversamento più elevati (per esempio, nei periodi della migrazione), dovrebbe essere tenuta in considerazione in quanto può contribuire a ridurre la mortalità degli animali, poiché i treni più lenti hanno meno collisioni». Cioè i treni -già lentissimi sul binario unico- devono rallentare in presenza di Fratino e Ghiandaia.


Per evitare di produrre loro danni psicologici. Addirittura alcuni vagoni dovrebbero montare videocamere per monitorare gli "incontri ravvicinati" con gli animali. Ci manca solo Hitchcock vestito da capotreno, e il tutto si tinge di surrealismo cinematografico. Da ventidue anni l'Uccello Fratino fa muovere più le carte che le ruspe. Pur col massimo rispetto ornitologico, l'intero arco costituzionale si è battuto per lo sblocco ferroviario di quella tratta di 33 chilometri divenuta simbolo di fanatismo animalista. Un'ossessione paragonabile soltanto alla cura maniacale per il Gallo Cedrone che, per non vedere disturbata la sua attività riproduttiva, spinge il Comune di Madonna di Campiglio a desertificare intere aree sciiistiche.


GARA CONCESSA - Ora, dopo ventidue anni qualcuno si è accorto che il Fratino e la Ghiandaia Marina (lo dice la parola stessa) nidificano sì, ma solo sulla sabbia e vicino al mare. E la ferrovia non passa vicino al mare. Sicché dopo tale formidabile agnizione, ora la notizia è che Rete Ferroviaria Italiana rende noto di essersi aggiudicata «la gara (il bando era stato pubblicato a inizio dicembre), del valore di circa 440 milioni di euro per la progettazione e la realizzazione del raddoppio della tratta Termoli - Ripalta (24,9 km), ovvero il secondo lotto funzionale del tratto di linea Termoli - Lesina, ancora oggi a unico binario». L'appalto è stato finalmente assegnato al Raggruppamento Temporaneo di Imprese capitanato da D'Agostino Angelo Antonio Costruzioni Generali Srl. Sicchè pare che, infine, il maledetto Fratino non l'abbia avuta vinta. Dopo, ripeto, ventidue anni. Anche se l'attuazione della seconda Ferrovia ha subito notevoli aumenti dei costi (circa 600 milioni), e pare che non vedrà la luce prima del 2028. Non oso pensare se così, en passant, dovessero far capolino un albanella reale, un gabbiamo, una Pulcinella di mare...

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