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L'ultimo schiaffo ai poliziotti: cacciati dalla parata omosex

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Hoara Borselli
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Diceva Pietro Nenni: non fare il puro perché ci sarà sempre uno più puro dite che ti epurerà. Succede così anche nel meraviglioso mondo dei gay. Ci sono gay più gay degli altri.
O meglio, non tutti i gay sono degni di partecipare ad una manifestazione che rivendica l'orgoglio gay. Questo ci stanno dicendo gli attivisti di "Rivolta Pride", la rete di associazioni e attivisti Lgbtq che organizza la manifestazione "Bologna Pride" che si terrà sabato e alla quale ha aderito anche la Cgil. No alla Polis, no alle forza dell'ordine gay.
Un niet categorico motivato così: «Gli spazi sicuri li fanno le frocie che li attraversano, tramite l'autorganizzazione, la cura reciproca e la costruzione di safer space e di immaginari liberati dalla violenza eteropatriarcale». E aggiungono: «Forze dell'ordine luogo di riproduzione di violenza sessista». In poche righe un condensato di discriminazione tale da far venire i brividi anche allo stesso Zan. Ma come?
Non siete voi che inscenate quei carnevali itineranti per gridare al mondo che nessuno deve essere escluso, che non esistono diritti più diritti degli altri, che i cattivi siamo noi a non accettarvi? E poi cosa fate? Ci dite che escludete i poliziotti gay perché la sicurezza ve la garantiscono le frocie? Ma che discorso è?
Non vi pare una contraddizione in essere? Che poi da quando le forze dell'ordine rappresentano un luogo di riproduzione e violenza sessista ce lo dovete spiegare.
 

IL LAVORO DIVIDE O meglio. Oggi una discriminante diventa il lavoro che svolgi? Così non ne usciamo più. Ci state dicendo che non basta più aver superato il primo tornello dove, constatato che si è gay ti dicono che puoi accedere al secondo. Se il tuo lavoro non piace alla comunità ritorni indietro e non entri. Indossi una divisa? Fuori, non sei degno di noi.
Pensavo che il fondo si fosse toccato con la Murgia (la scrittrice, dico) quando esternò il suo timore per le divise perché aveva saputo che la gestione dei vaccini era stata consegnata nelle mani del Generale Figliuolo. Invece c'è sempre qualcosa che ti fa capire che al peggio non c'è mai fine. Se per taluni le divise fanno paura, per altri non meritano di palesarsi.
Sì, perché alla Polis gay viene concesso di aggregarsi al corteo, ma nascondendo la vera identità. Avete capito bene. Per avere accesso alla manifestazione i poliziotti omosessuali devono spogliarsi del loro ruolo, del loro lavoro. Quasi fosse una vergogna da dover nascondere al mondo. Di assurdità ne avevo sentite tante, ma questa, lasciatemelo dire, la trovo sconcertante. 

SINDACATO CGIL Mi meraviglio che un sindacato come la Cgil, che per definizione esiste per difendere i diritti dei lavoratori, possa accettare che ad una categoria di persone venga negato il diritto di esserci per il lavoro che svolgono. E vengano spedite nel ghetto. Mi auguro possa arrivare un segnale forte in tal senso perché sennò decade veramente tutto. Spero anche che le frocie, come amano definirsi loro, si ravvedano e comprendano che manifestare contro le discriminazioni quando sono le prime ad esercitarle, depotenzia ogni loro battaglia. A questo punto il Pryde rimarrebbe un Carnevale degli eccessi, spogliato di qualunque significato se non quello di voler in maniera distorta rappresentare tutto il mondo gay, quando, nella sostanza, vuole dare luce solo ad alcuni e silenziare altri. I borghesi sí, i poliziotti di Pasolini no. Zan che dice? 

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